Alessandra Mastronardi e ‘Shoes’ per i 50 anni di UNICEF: “una fabbrica di super eroi”

L’attrice, ambassador del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, e il cortometraggio di Giuseppe Carrieri, girato in Kenya, in anteprima a #Giffoni54 per festeggiare il mezzo secolo dell’impegno mondiale per i bambini


GIFFONI – La storia di un paio di scarpe quasi incantate, Shoes diretta da Giuseppe Carrieri, e Alessandra Mastronardi, ambassador del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, a #Giffoni54 per celebrare i 50 anni di UNICEF (1974-2024).

Sullo schermo, un bambino, una discarica, un sacco sulle spalle, che lui riempie… Come un rabdomante, K – questo il suo nome – lì, in Kenya, tra le caprette che sgranocchiano fili d’erba in mezzo ai rifiuti, raccoglie dettagli di “cose” di cui quella montagna di spazzatura è costituita, “pezzi” di un mondo che ha già consumato quello che invece per lui e il suo amichetto sono strumenti che riprendono vita nella vendita: “l’affare dell’usato, scarti di qualità” è il loro motto. Mentre K raccoglie, l’altro, Peter – come Peter Parker, l’Uomo Ragno – vende, aspettando sempre il suo piccolo “socio”, che spinge la carrozzella su cui è costretto a star seduto, “orfano” di una gamba, percorrendo insieme i binari abbandonati che tagliano a metà il loro villaggio, eppur pervasi da una gioia disarmante che li rende complici.

Per Carrieri, “UNICEF ti invita all’attenzione del primo piano, fondamentale anche in Shoes perché più si è vicini e più si crede all’esperienza; UNICEF è, però, anche campo lungo, perché ci sono i deserti, i territori delle guerre, tutti ambienti a cui facciamo finta di non credere, e invece ci sono. In questi anni abbiamo accumulato ipotesi, Shoes è un’ipotesi: è un film sull’amicizia, che nessun altro legame riesce a creare, con il super potere dell’immaginazione, quindi noi dobbiamo reimparare questo; è una storia intrisa di fantasia quanto di realtà. Nella città del film ci sono oggetti dappertutto, eppure non s’occumula niente, è uno spazio vuoto”.

Nella suggestiva visione a contrasto, quella colorata e sgangherata della baraccopoli nelle ore del giorno, che – allo scendere del buio della notte – si tinge di blu intenso e brilla di quelle lucine che fanno sembrare qualsiasi luogo un magnifico mare incanto, nascondendo dentro all’oscurità l’evidenza… K e Peter s’imbattono in una bancarella di scarpe: la suola di un paio di sneackers a luminosità intermittente attrae il loro interesse; Peter non sa quando sia nato, quando sia il suo compleanno, sono soli al mondo questi due bambini, così K decide che il suo compleanno potrebbe essere proprio oggi, o domani al massimo, e cosa si fa per il compleanno di un amico? Una sorpresa, un regalo.

Per Alessandra Mastrondardi: “un super eroe sono tutte quelle persone che, nelle zone in cui opera UNICEF, arrivano a fine giornata. UNICEF è una fabbrica di super eroi: le persone impegnate, soprattutto volontari, sentono il loro impegno come un compito che viene da dentro, desiderano stare ‘a fianco’ e restituire, per non spegnere mai la luce sui bambini. Io testimonio l’operato di UNICEF sul campo e penso che i super eroi siano gli esseri umani che operano in silenzio sul campo. Ho voluto abbracciare UNICEF a pieno supporto perché mi reputo una persona fortunata. Io volevo dar loro voce, a quei bambini, senza colpa nati a Kabul o in Palestina, di cui mi porto dietro sempre gli occhi, nonostante tutto pieni di vita”.

Tornando sullo schermo, per Shoes il lieto fine che sembra disegnarsi tra lamiere e fango si tinge di mistero, di angoscia, squarciati solo dalla luce dei neon delle suole di quel paio di scarpe che, come fiammelle – nel buio del black out del villaggio vibrano come stelle, in un’incantevole e simbolica coreografia, che lascia affascinato e commosso lo spettatore, e che forse potrebbe far da calamita di richiamo anche per Peter Parker.

Shoes è prodotto da Natia Docufilm, con il sostegno di UNICEF, il cui DG, Paolo Rozera, dichiara che “lo stato l’infanzia attuale è peggiore di quello dopo la Seconda Guerra Mondiale. Alessandra ci segue ovunque, ed è raro; e Carrieri ci ha seguito nei posti più difficili del mondo per raccontare ciò che spesso sta nell’ombra”.

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