TAORMINA – È una comicità “dosata” quella che Aldo Baglio esprime in Una boccata d’aria, il film di Alessio Lauria che l’attore presenta in anteprima a Taormina, prodotto da Groenlandia con Rai Cinema e in sala dal 7 luglio. Aldo qui è Salvo, il proprietario di una pizzeria che voleva fare le cose in grande ma sta finendo sommerso dai debiti, senza avere il coraggio di confessarlo alla moglie (Lucia Ocone) e dicendo poco anche ai figli. Alla morte di suo padre, Salvo torna in contatto con il fratello Lillo (Giovanni Calcagno), rimasto nell’entroterra siciliano delle loro origini, per incassare l’eredità, ma lì dovrà fare i conti con il suo passato, e poi anche col presente e col futuro.
“In Una boccata d’aria ci sono io – risponde Baglio a chi gli chiede quanto si riconosca nel personaggio del film, di cui ha firmato anche la sceneggiatura – In un universo parallelo potrei fare questa vita: conosco la vigliaccheria e certe dinamiche che ti portano nascondere le cose per non svelare di aver sbagliato. C’è anche una famiglia come la mia, visto che ho due figli, di 24 e 26 anni”. Come il suo Salvo, Aldo Baglio ha compiuto recentemente un ritorno alle origini, dalla Milano in cui vive da sempre alla Sicilia in cui è nato: “Durante la pandemia mi sono rifugiato in un paesino da mille abitanti sui Monti Iblei. Mi sono trasferito a Milano quando avevo tre anni, ero ancora in braccio a mamma – racconta – e da sempre il mio rapporto con la Sicilia è nella dimensione della vacanza: quando vado a Palermo è una gioia, la Sicilia è un paradiso”.
Per la seconda volta “solista” dopo Scappo a casa (2019), ovvero senza i partner di sempre Giacomo Poretti e Giovanni Storti (che però compare in un altro film presente al Taormina Film Fest, Le voci sole), Baglio riflette sul suo percorso: “Il primo film che ho fatto da solo non fu totalmente riuscito, questo è il primo con questa squadra, con cui è andata benissimo. Ora voglio cercare di non fare l’Aldo che tutti già conoscono, ma raccontare qualcosa di diverso, sperimentare, per questo sono qui”. Di Giovanni e Giacomo, con cui ha condiviso grandi successi al cinema, in questa occasione preferisce non parlare troppo: “Il trio non ha bisogno di essere pompato, corre da solo, la gente ci vuole bene e non ci abbandona nemmeno con i film più brutti. Ora con loro si toccano cose che prima non ci sognavamo di toccare, è un crescendo. Stiamo girando un nuovo film insieme dal titolo Il più bel giorno della nostra vita, in cui Giovanni e Giacomo sono due soci i cui figli si sposano tra loro, io arrivo come un tornado e faccio un sacco di danni con la mia grande esuberanza, un po’ come Peter Sellers in Hollywood Party”. Uscirà a Natale con Medusa, ma chissà che nel frattempo Aldo non abbia voglia di mettere mano a una nuova sceneggiatura tutta sua, più personale: “Papà ha lavorato alle Poste, poi alla Motta, per un periodo ha fatto anche il tassista abusivo: sarebbe bello raccontare la sua storia, ma costerebbe troppo anche perché bisognerebbe ambientarla negli anni ’50”.
“La voce del padrone è stata la colonna sonora dell’estate 1982, per questo il documentario doveva assolutamente essere presentato ora, nel quarantesimo anniversario, in uno dei quattro festival italiani più importanti”. Ne è convinto Marco Spagnoli, che ha concepito il doc (di cui firma la regia) come un viaggio fisico e spirituale - da Milano a Milo – per raccontare Franco Battiato e la sua influenza sulla cultura del nostro paese
Il film britannico di Philip Barantini costruito con un unico piano sequenza tra la cucina e la sala di un ristorante ha conquistato la giuria guidata da Cristina Comencini, che gli ha assegnato tre riconoscimenti (Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attore). Miglior Attrice Danica Curcic per il danese Baby Pyramid
"Non sono un consumatore seriale di serie tv, né ho pregiudizi nei loro confronti: se ce ne sono degne di attenzione, le vedo. Sono aperto a tutto e mi sono esaltato per la serie di Bellocchio", dice il regista, che presenta Ennio al Teatro Antico di Taormina nella serata di chiusura del festival
“I due anni del Covid sono stati due anni col freno a mano", dice il general manager di Videobank, cui è affidata la manifestazione, "questa è stata un'edizione di alto livello e di sicuro abbiamo valorizzato il marchio, lasciandolo meglio di come l'abbiamo trovato". Alla scadenza del mandato quinquennale, riflette sul futuro: "Vedremo che condizioni porrà il nuovo bando e decideremo se partecipare"