VENEZIA – All’indomani dei Leoni, Alberto Barbera naviga in acque sicure verso la riconferma. Se ne è avuta la certezza nel tradizionale incontro finale, il breakfast con il presidente della Biennale Paolo Baratta e con il direttore della Mostra. Buoni i dati di affluenza con 50mila biglietti venduti (l’anno scorso erano stati 47mila), 7.380 accreditati di cui 2.720 giornalisti e 1.600 operatori di mercato, una media di 38 proiezioni al giorno e costi rimasti praticamente invariati sui 13 mln di € (di cui 8 mln di contributo pubblico). Ma soprattutto Baratta ha confermato che chiederà la conferma di Barbera per un anno nel prossimo cda, ai primi di ottobre. Già fissata anche la data di apertura della Mostra 2016, che partirà il 31 agosto.
Quanto al verdetto, il presidente trova un formula efficace per commentare: “Le giurie sono un naviglio pericoloso, se puntano la prua verso di te per contrastare la linea del festival, come accade a volte, altre volte invece navigano nella stessa direzione e confermano l’impostazione data dal direttore come quest’anno. Se Cannes ha scoperto il cinema francese, Venezia ha scoperto l’America Latina”.
E dunque la giuria di Cuaron ha sottoscritto l’idea di Barbera di un rinnovamento del panorama degli autori, rinnovamento che vede la cinematografia sudamericana in prima linea. “Il fatto che abbia vinto un’opera prima – dice Barbera parlando di Desde allà – un’opera che non concede nulla allo spettatore, un film esigente, sorprendente, con un linguaggio in sottrazione, che lascia aperta anche l’interpretazione finale, non può che farmi piacere. Credo che la giuria sia rimasta colpita dalla maturità di un esordiente, che comunque aveva dietro uno sceneggiatore e produttore navigato come Arriaga e un lungo lavoro di preparazione durato dieci anni, ma ha premiato anche la sicurezza di Lorenzo Vigas nel dirigere gli attori”. Ma la riflessione si allarga: “La generazione che ha segnato la storia del cinema sta scomparendo, il futuro sta lì nei nuovi talenti. Un festival deve fare un lavoro di ricerca e valorizzazione del nuovo. Noi l’abbiamo fatto con un atteggiamento radicale. Ci sono festival che funzionano come vetrina dell’esistente e festival che fanno ricerca”. Non che non ci sia qualche rimpianto: “Sono rimasti fuori due o tre titoli più meritevoli di quelli premiati, ma ciascuno ha il suo palmarès”. E il cinema italiano come ne è uscito, con quattro film in concorso e un premio all’interpretazione, la Coppa Volpi a Valeria Golino, che va nella linea degli anni scorsi, quando a vincere furono Alba Rohrwacher (2014) ed Elena Cotta (2013)? “Quest’anno c’erano quattro autori interessanti e quattro strade diverse per il futuro del cinema italiano, compreso Marco Bellocchio che, a 75 anni, è riuscito a fare un film spiazzante. Perché non siano arrivati premi a questi film, a parte la Coppa Volpi, non lo so, so che la giuria li ha discussi tutti e quattro e comunque non ne farei un problema nazionale. L’importante è che i film italiani siano ai festival, che si facciano notare, che siano venduti in tutto il mondo”.
Per il secondo concorso, Orizzonti, il vero problema è trovare spazio sui giornali, ma gli autori presentati in questa sezione, dice ancora Barbera, hanno fatto il giro del mondo. Buona anche l’accoglienza del Cinema in giardino, “un’arena piccola, con 150/300 spettatori, che ha raccolto un pubblico occasionale di non accreditati a parte la serata con Vasco Rossi”. Resta il problema del Lido, che è un po’ un deserto, se si esce da quei cento metri che separano il Casinò e il Palazzo del Cinema con l’Hotel Excelsior. “Non ci hanno aiutato questi anni di crisi economica, la difficoltà di costruire dal nulla delle infrastrutture – dice Baratta – anche se con il servizio delle navetta shuttle abbiamo allargato il Lido”.
Ora l’industria guarda al box office per un bilancio concreto. Il Leone d’oro Desde allà è stato acquistato dalla nuova società di Valerio De Paolis, Cinema, e uscirà in Italia solo nel 2016. Il Leone d’argento El Clan di Pablo Trapero si vedrà in sala, sempre il prossimo anno, distribuito da Rai Cinema; L’Hermine di Christian Vincent (Coppa Volpi per Fabrice Luchini e premio per la sceneggiatura) è stato acquistato da Academy Two. Beasts of no nation di Cary Fukunaga – Premio Mastroianni al giovanissimo interprete Abraham Attah – è Netflix. Il Leone d’oro dello scorso anno, Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza dello svedese Roy Andersson, uscì a febbraio 2015 con un esito disastroso. “Il nodo della distribuzione – commenta Alberto Barbera – c’è, i film trovano difficoltà ad uscire. In questo periodo sono proprio i film d’autore, il cinema di ricerca ad avere maggiori problemi e tanto più può essere importante il lavoro di scouting della Mostra nel far emergere talenti e dare visibilità attirando l’attenzione dei distributori”.
Per quanto riguarda gli italiani, Per amor vostro di Giuseppe Gaudino – in parte coprodotto da Rai Cinema e venduto all’estero da Rai Com – arriverà in sala il 17 settembre con Officine Ubu. Stessa data per L’attesa di Piero Messina distribuito da Medusa. L’Anac auspica “che la visibilità ottenuta al festival possa essere la stessa nelle sale italiane”, in nome di un “allargamento delle opportunità per tutti gli operatori e in particolare per il cinema indipendente”. Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, Non essere cattivo di Caligari, Storie sospese di Stefano Chiantini sono già in sala (Bellocchio è al 10° posto, Caligari fuori dalla top ten), mentre stanno uscendo La prima luce di Marra (Bim), il premiatissimo Arianna di Lavagna (Istituto Luce) che arrivano in sala il 24 settembre e poi Viva la sposa di Celestini l’8 ottobre, A Bigger Splash di Luca Guadagnino distribuito da Lucky Red il 26 novembre.
Il film di Anna Rose Helmer, realizzato nella 3a edizione 2014-15 di Biennale College-Cinema, vince lo Spirit Indipendent Award come miglior regista emergente
Fino al 5 dicembre cinque titoli italiani dell'ultima Mostra circoleranno nelle città brasiliane, tra cui Sao Paulo e Rio de Janeiro, tra questi anche Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, vincitore della Coppa Volpi per l'interpretazione di Valeria Golino
Il cda della Biennale ha prorogato il direttore della Mostra del cinema di Venezia grazie alla nuova normativa introdotta in estate
Il delegato generale della Settimana della Critica, a fine mandato, analizza lo stato di salute del nostro cinema in un'intervista al sito Quinlan. "Il cinema italiano è malato, malato di qualcosa che non lascia sviluppare quei talenti – che a questo punto non so nemmeno più se ci siano – che vogliono rischiare con dei film più coraggiosi. Penso che chi ha le idee si diriga verso altre forme, verso le web series ad esempio, e il cinema d’autore soffra un po’ dei soliti dilemmi". A breve il Sindacato nazionale critici cinematografici indicherà il nuovo delegato generale