Alberto Angela: “Il piano sequenza è un angelo custode: la scoperta di una possibilità di racconto tv”

'Pompei in piano sequenza' in anteprima alla Festa di Roma: 2’10’’ di girato continuativo, 3km di percorso tra gli scavi, 3 operatori specializzati per 20kg di macchinario, 19 trasmettitori e 21 ricevitori per 10 tracce audio, e un backstage come testimone


“Il piano sequenza” – tipicamente cinematografico, esemplare è Arca Russa (2002) di Aleksandr Sokurov – “è una tecnica complessa e raffinata”, lo ribadisce Alberto Angela, che ha portato avanti questa sua idea tecnica e estetica applicata alla divulgazione tv con Pompei in piano sequenza, di cui sono stati presentati 40’ minuti al MAXXI di Roma, alla presenza anche di Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei, moderatore il critico Enrico Magrelli, a traghettare l’anima cinematografica del soggetto tecnico dell’incontro: 2’10” la durata complessiva del girato, per una “passeggiata” tra gli scavi partenopei di circa 3km, con 3 operatori specializzati che si sono alternati più volte per il trasporto della macchina da presa necessaria alla realizzazione di questo piano continuativo, senza nessuno stacco, come si confà appunto al piano sequenza; il paleontologo, naturalista, divulgatore scientifico e scrittore ha sottolineato come sia particolarmente “interessante che un luogo antico e carico di costanti scoperte incontri il piano sequenza: non facciamo cinema bensì televisione, ma questo è certamente un ibrido e comunque noi ci muoviamo come un set cinematografico”.

Se in occasione di una delle Proizioni Speciali della Festa del Cinema di Roma può risuonare più fisiologico parlare di piano sequenza, certamente questo riuscito esperimento è qualcosa di assolutamente “mai visto” per il piccolo schermo, a cui è destinato, realizzato grazie a Rai Cultura e al Centro di Produzione Rai di Napoli.

Quello a cui il pubblico dell’anteprima assiste è una visione in split screen, in cui nell’inquadratura di destra si guarda in soggettiva ciò che l’occhio della mdp sta realizzando in ps e, sul lato accanto, un’altra macchina da presa riprende il backstage di tutto il processo in atto: se nel primo quadro Angela cammina per le aree di Pompei spiegando e raccontando la Storia e l’Archeologia, di tanto in tanto il volume della sua voce viene abbassato a favore di una voce narrante che spiega le prassi tecniche del piano sequenza in corso.

Angela definisce il ps come “un angelo custode”, che ti segue silenzioso ma vigile, delicato ma concentrato e con Pompei in piano sequenza, regia di Gabriele Cipollitti, “volevo si capisse fosse un piano sequenza” per questo il funzionamento contemporaneo di due mdp, una per realizzarlo, una per riprendere il dietro le quinte.

Con l’occasione dell’anteprima alla Festa, Angela – oltre a tutta la squadra che ha permesso la produzione del ps – ha portato con sé anche il corpetto “tipo armatura Marvel”, così lo definisce con spirito pop, per rendere perfettamente l’idea di una tecnologia complessa, che sembra apparentemente un gilet rinforzato, ma che comporta specifici sistemi di agganciamento della mdp, che – appunto – è dovuta passare, più volte, per le mani/braccia di tre operatori, pesando tutto l’impianto circa 20kg: per non interrompere mai la fluidità del ps è accaduto che durante la passeggiata per gli scavi pompeiani ci fossero “come dei pit stop”, in cui la macchina continuava a riprendere, mentre veniva sganciata da un corpetto, per qualche istante appoggiata su una struttura lì prossima dedicata, che non sbilanciasse inquadratura e punto di vista, per essere poi immediatamente agganciata al corpetto successivo, il tutto – tiene a precisare Angela – con la massima precisione eppure in “un percorso accidentato” come quello che può essere percorso dentro degli scavi archeologici.

“Era un’idea che avevo da tanto tempo, ma c’era sempre la ritrosia produttiva perché dal punto di vista estetico c’è giustamente la ricerca della perfezione”: adesso, che il progetto è completato, Angela non tentenna nell’affermare che sia “la cosa più bella che abbia mai fatto in televisione”.

Quando il documentario prende vita sullo schermo, e appunto lo split screen occupa la visione, la voce narrante la parte tecnica accompagna lo spettatore a notare anche dettagli che, così sottolineati, si fanno ancora più preziosi e meno scontati, come la realizzazione di effetti in post-produzione, raffinati in modo tale che il ps non sia mai intaccato nella sua essenza, e così viene fatto notare come nell’inquadratura principale sia “scomparso” il Vesuvio o ci sia l’inserimento di CGI, come per i lapilli sopra le anfore; inoltre, se la camera di backstage ha il compito di mostrare l’intero circostante, oltre all’operatore principale sono ricordate le più immediate figure chiave che lì prospicienti camminano e interagiscono: il regista, il focus puller e gli autori.

Oltre all’emozione suscitata dalla tecnica, c’è anche quella che l’arte suscita sull’animo umano e uno dei momenti più sensibili è quando Alberto Angela racconta – e la macchina del ps mostra, ravvicinata, con l’uso di zoom – la silhoutte della mano di un bambino, segno che tutti gli esseri umani hanno disegnato di sé, ma l’idea che quella traccia sia rimasta e sopravvissuta a un’eruzione del 79 dC è commovente: “questa è vita, Pompei ti dà uno schiaffo e una carezza: la cultura è uno dei propellenti, dei piaceri della vita”.

Se Alberto Angela, come ha abituato il pubblico delle sue trasmissioni di divulgazione, è il deus ex machina della scena e del racconto specialistico, talvolta – e in questo caso accade – incontra sul suo percorso alcuni esperti, archeologi per esempio, e questo fa mettere in evidenza anche l’aspetto audio della realizzazione di un ps: per questo specifico erano funzionanti 19 trasmettitori e 21 ricevitori, con 10 tracce audio separate; il tutto – immagine e suono – finalizzato a “preservare fluidità e integrità al piano sequenza”.

Gabriele Cipollitti, il regista e primo “partner in crime” dell’idea di Alberto Angela, spiega che “si arriva a questi risultati per via di trent’anni di lavoro insieme, dopo esperienze di CGI e virtual set, e ogni sforzo con Alberto è sempre finalizzato a veicolare contenuti”.

Se “l’appetito vien mangiando” e questo desiderio di Angela è stato esaudito è inevitabile domandarsi se davvero resterà solo un unicum, oppure possa aprire la via a prossimi piani sequenza e oltre: la risposta non tarda a arrivare perché “eravamo convinti fosse un punto d’arrivo ma abbiamo scoperto una possibilità di racconto, e quindi un punto di partenza”.

 

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24 Ottobre 2024

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