BERLINO – Alba Rohrwacher è tra i protagonisti di Hellhole, opera seconda del belga Bas Devos presentata a Panorama. Un film corale che mette in scena la disperazione e il vuoto esistenziale del cuore dell’Europa, Bruxelles, subito dopo gli attentati del 22 marzo 2016. La paura pervade gli abitanti della città ferita, abitanti spesso stranieri, tra questi anche Alba (così si chiama il personaggio), una traduttrice simultanea che lavora al Parlamento europeo e confessa alla sorella lontana il suo terrore nella vita di tutti i giorni. La giovane donna si anestetizza nelle lunghe notti in discoteca e nel sesso occasionale, fino a perdere il controllo, tanto da addormentarsi durante il lavoro. La sua nevrosi è lo specchio di una società che brancola nel buio e non trova risposte.
Film piuttosto atteso dalla critica, dopo il successo dell’opera prima di Devos, Violet, che vinse il Gran Premio della sezione Generation 14plus qui a Berlino nel 2014, Hellhole è attentamente costruito, con inquadrature lunghe e studiate e molti carrelli circolari come a perimetrare luoghi e dimore dal sapore anonimo e provvisorio. Soprattutto vengono osservati alcuni personaggi che si trovano a interagire con Wannes (Willy Thomas), un medico generico fiammingo che vive una grande solitudine dopo la partenza del figlio, pilota di aerei in missione in Medio Oriente. Wannes visita il giovane Mehdi (Hamsa Belarbi), che soffre di fortissimi mal di testa: questo adolescente algerino si trova a vivere nella “capitale jihadista d’Europa” (come Bruxelles è stata definita) e deve fare i conti con un fratello maggiore allo sbando e una famiglia sospesa tra due mondi. E poi c’è la traduttrice che vive un esaurimento nervoso quasi senza rendersene conto.
I diversi personaggi, lontani eppure tutti in risonanza uno con l’altro, sono come collegati dall’immagine del cielo che sovrasta la città e che diventa sempre più cupo e minaccioso, mentre soldati armati pattugliano la metropolitana.
Il nuovo comitato di selezione del festival sarà composto da sette membri guidati da Mark Peranson: gli altri sono Lorenzo Esposito, Sergio Fant, Aurélie Godet, Paz Lázaro, Verena von Stackelberg, Barbara Wurm
Mehmet Akif Büyükatalay con la sua opera prima Oray ha vinto il GWFF Best First Feature Award alla Berlinale
"Scrivere questo film ha significato per me raccontare una verità, cosa che è diventata nel nostro paese sempre più difficile”. Questa è la dichiarazione di Roberto Saviano, vincitore del premio per la sceneggiatura alla 69ma Berlinale, assieme a Maurizio Braucci e al regista Claudio Giovannesi, per La paranza dei bambini, tratto da un suo romanzo
Orso d'argento per la sceneggiatura a La paranza dei bambini, Premio Fipresci per Dafne e un'accoglienza positiva per tutti i titoli della selezione italiana alla 69esima Berlinale. Il denominatore sorprendentemente comune sono i protagonisti di questi film, ragazze e ragazzi colti nella vita reale o a cui viene chiesto di interpretare personaggi vicini alla loro esistenza