Quali sono i rapporti tra le storie vere e la loro trasposizione sullo schermo?
Teresa Villaverde corre il rischio di confondere vita privata e messa in scena, raccontando la storia di Ana, trentenne in crisi, appena separatasi dal marito, trasferitasi in una casa sulle rive dell’oceano assieme alla figlia.
Una storia che presenta molte affinità con la vera storia della regista portoghese, tornata in patria dopo aver vissuto a Roma assieme Jon Jost (l’autore di Tutti i Vermeer di New York) ed aver avuto da lui una bambina, che oggi ha tre anni, e che è protagonista, dolcissima e carinissima, di questo Agua e sal.
Molte le connessioni, quindi, e molti anche i problemi per la proiezione al Festival di questo film. Jon Jost, infatti, non ha mai gradito che Teresa Villaverde sia tornata in Portogallo con la loro bambina (ad un festival a Rotterdam girava con una petizione per sensibilizzare il mondo del cinema alla sua condizione di padre abbandonato), e anche questa volta ha fatto sentire la propria voce, bloccando la bambina a Roma e minacciando di non farla riavere alla madre.
E anche Agua e sal parla di rapimenti, di padri che non vogliono far tornare la figlia in Portogallo, di uomini che non si rendono conto di quando l’amore finisce, di quando l’amore non può nascere o di quando è necessario fare tutti gli sforzi possibili per coltivare i propri sogni. Ma Agua e sal, prodotto da Paulo Branco e da Fabrizio Mosca (reduce dai fasti dei Cento passi), parla anche di madri registe che scrivono film su persone che – nelle varie epoche storiche – hanno perso la loro libertà, di maschi cattivi che rapiscono e vendono bambini, di maturi intellettuali, intrepidi marinai e amiche del cuore che corrono in soccorso.
Teresa Villaverde sostiene che non si tratta di spunti autobiografici, quanto piuttosto di “esperienze, sensazioni ed impressioni”, ma è ovvio che la materia per raccontare le proprie storie la si tragga dalle proprie esperienze, sia quando si narra di una donna nell’Algarve, sia quando si sta parlando dei soldatini meccanici che fanno stragi di famiglie americane.
Il cinema è fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni, ma i sogni sono fatti della stessa materia di cui siamo fatti noi, che non è solo carne ed ossa, ma è anche quella materia eterea costituita da esperienze, sensazioni ed impressioni che Teresa Villaverde ha raccontato con intensa grazia e con passione, e senza paura di vedere la propria vita scambiata con la vita di un personaggio di celluloide.
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