Agnelli visto dagli USA

Passa oggi alle Giornate degli Autori il documentario Agnelli, dell’americano Nick Hooker. In Italia sarà visibile in esclusiva su Sky


VENEZIA – Passa oggi alle Giornate degli Autori il documentario Agnelli, dell’americano Nick Hooker. Prodotto da HBO, n Italia sarà visibile in esclusiva su Sky, e racconta la storia del leggendario industriale e playboy, attraverso le voci della famiglia, degli amici, delle amanti, dei collaboratori più stretti, dei rivali e persino del maggiordomo e del cuoco. “Sono stati tutti molto empatici e collaborativi – spiega l’autore – hanno poi visto il film una volta e solo John Elkann ha avuto una piccola nota da aggiungere. Non ricordo di cosa si trattasse ma aveva ragione”.

 Attraverso le rivelazioni emerse dalle interviste con le sorelle, le amanti e gli amici, e i filmini in Super8 riscoperti da poco di Benno Graziani, vengono alla luce le vicende legate a Pamela Churchill, Anita Ekberg e Jackie Kennedy. La storia ha una svolta negli anni Settanta, quelli della Leadership. Il ruolo stabilizzante di Agnelli alla Fiat, durante quel periodo così oscuro e turbolento, fu fondamentale per la sopravvivenza del paese. I tanti filmati d’archivio mostrano le agitazioni rivoluzionare nelle fabbriche e la minaccia omicida delle Brigate Rosse. Mentre i figli dei politici e dei dirigenti Fiat assassinati dagli esponenti della lotta armata, ricordano la tensione e il conflitto nella Torino di fine anni Settanta. Il film, quindi, torna a occuparsi della famiglia di Gianni e della controversa relazione con il figlio Edoardo. Interviste più personali affrontano i fallimenti di Agnelli come padre e l’alienazione e il suicidio del figlio. Henry Kissinger e altri amici ricordano quella tragedia e l’impatto che ebbe su Agnelli. La morte avvenuta nel 2003 rappresentò un dolore profondo per i torinesi, per gli italiani e per tutto il jet-set internazionale.

“Sapevo che sarebbe stata un’esperienza affascinante e cha avrei incontrato delle persone interessanti – continua il regista – è un processo avventuroso. Sono nato a Roma, ho sempre avuto un legame con l’Italia e sapevo che ne sarebbe venuta fuori una storia ricca. Anche troppo. C’era così tanto materiale che non sapevo cosa lasciare fuori. Ci potrei fare un film a puntate. Ma era necessario limitarsi ai 55 minuti. Amo l’Italia e penso che qui ci sia molto più rispetto che da noi per la tradizione. E anche per gli anziani. In America se sei anziano vieni lasciato da parte. Passerei la mia vecchiaia qui, tra le vostre bellezze. In America se vai in un piccolo centro sono solo fast food e centri commerciali. Anche Agnelli era un amante della bellezza, avrebbe saputo riconoscere un’opera d’arte tra duecento patacche, aveva un occhio finissimo. Ed era naturalmente estremamente glamour, sexy, come una star del cinema. Aveva il fattore X, quando si metteva davanti alle telecamere. Ma era anche selvaggio, per via delle esperienze molto dure vissute in guerra. Il suo modello di vita era Parigi, non Roma. Penso che il film possa essere apprezzato sia dagli aspiranti Playboy che hanno vissuto l’epoca di Gianni che da un’audience più giovane, dai venti ai trenta”.  

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03 Settembre 2017

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