BERLINO – Damien e Thomas frequentano la stessa classe e non si sopportano. Eppure potrebbero essere facilmente amici. La madre di Damien, Marianne, è un medico di campagna e suo padre un pilota militare. Thomas è di origine maghrebina ed è stato adottato da una famiglia che vive in una lontana fattoria sulle montagne. La moglie del contadino è nuovamente incinta e la gravidanza si preannuncia difficile, così Marianne invita Thomas a stare a casa da loro per un po’. E i due ragazzi si trovano sotto lo stesso tetto.
André Techiné è già stato in concorso a Berlino varie volte con film come Les temps qui changent (2005) e Les témoins (2007). In Quand on a 17 ans esplora le difficoltà di crescere in differenti ambiti sociali e dona un ritratto di due giovinezze confuse, che cercano di dominare le loro emozioni, nell’ambientazione montana di un villaggio del sud est della Francia, che diventa il panorama psicologico della relazione tra i due giovani uomini che vacilla tra attrazione e conflitto, e si modifica col passare delle stagioni.
Co-scritto con Céline Sciamma, il film prende il titolo da Rimbaud e in particolare dalla poesia Roman, che inizia con la frase “On n’est pas sérieux quand on a dix-sept ans” (non si è seri quando si hanno diciassette anni).
“Sapevo di voler realizzare un film su due adolescenti – dice Téchiné – e la scelta di Céline mi è sembrata subito scontata. E’ la sola persona in Francia che ha portato una ventata d’aria fresca su questo tema, con film come Tomboy e Girlhood”. “Dopo quest’ultimo film – commenta Sciamma – non pensavo che avre fatto un’altra pellicola su questo argomento. Ma mi piace ancora parlarne. La proposta di André era un’opportunità per farlo, ma senza l’obbligo di continuare sulla stessa linea. Come sceneggiatrice, era anche una sfida lavorare con un filmmaker tanto ambizioso nel raccontare le sue storie”. “I due ragazzi – dice ancora il regista – non sanno da dove viene la loro rabbia e la loro violenza. Forse dal fatto di appartenere a ceti diversi. Tom deve arrancare nella neve per un’ora prima di riuscire a prendere il bus per la scuola, Damien viene accompagnato da sua madre. E’ il vivere di tutti i giorni che li allontana l’uno dall’altro. Damien si mette in mostra recitando Rimbaud. Tom è in contatto con la natura, come evocato dal poema stesso. Si sentono incompatibili. Il che dona azione alla storia. Quando la mamma di Damien chiede ai due di stringersi la mano dopo essere stati rimproverati dal preside, diventa chiaro che nessuno dei due vuole veramente fare pace. Vogliono continuare a scontrarsi, senza pensare alle conseguenze. Sono come esploratori o avventurieri”.
E tra regista e sceneggiatrice, ci sono stati invece momenti di conflitto? “Nessuno – risponde Sciamma – solo alcune discussioni sulla narrazione. Come arriviamo in questo punto? Dove stiamo andando? C’erano scene d’azione ma volevamo stare attenti anche alla psicologia dei personaggi. Discutevamo su elementi concreti ma, beh, significa semplicemente che stavamo lavorando”.
Infine, chiude il regista sulla relazione tra i due ragazzi: “Volevo mostrare il contrario di un ‘colpo di fumine’ alla Romeo e Giulietta. Ho fatto prendere ai personaggi il loro tempo per fargli comprendere la reale natura dei loro sentimenti. Cercando di rispettare al massimo il movimento della vita e la scoperta dell’adolescenza”.
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