La questione delle donne vittime di abusi sessuali torna a scuotere la Francia, dopo le accuse mosse in questo senso dall’attrice Adèle Haenel contro Christophe Ruggia, il regista che le offrì il primo ruolo nel film Les Diables, uscito nel 2002, quando lei era ancora bambina. In un’inchiesta pubblicata domenica su Mediapart.fr, poi in un video diffuso il giorno dopo sullo stesso sito, la trentenne parigina due volte premiata con il premio César ha denunciato per la prima volta le “molestie sessuali permanenti”, i ripetuti “palpeggiamenti” nonché i “baci forzati sul collo” durante la fase preparatoria del film, cominciata quando era poco più che dodicenne. In un diritto di replica al giornale Christophe Ruggia ha smentito ogni forma di abuso, anche se riconosce di aver “commesso l’errore di averle fatto da pigmalione con tutti i malintesi e gli ostacoli che un tale atteggiamento può comportare”. Quindi la richiesta rivolta all’attrice di scusarlo: “Non avevo compreso che la mia adulazione e le speranze che riponevo in lei potessero apparirle, vista la sua giovane età, in certi momenti dolorose. Se è stato così e se può farlo, le chiedo di perdonarmi”, scrive Ruggia. Dopo due giorni di polemiche al veleno, con la radiazione del regista dalla Societé Des Réalisateurs e la catena di solidarietà nei confronti di Adèle, compreso su Instagram un commovente messaggio di Marion Cotillard, la procura di Parigi ha annunciato l’apertura di un’inchiesta preliminare per “aggressioni sessuali su persona minore di 15 anni”.
“La mia esclusione sociale è in corso e non posso fare nulla per evitarla”, scrive il regista, aggiungendo: “Il Medioevo inventò la pubblica gogna ma era la punizione di un colpevole condannato dalla giustizia. Oggi, si innalzano gogne mediatiche altrettanto mortificanti e dolorose al di fuori di ogni processo”. Le accuse mosse dalla Haenel non sono ancora entrate in prescrizione, visto che Oltralpe le minorenni vittime di abusi sessuali possono sporgere denuncia fino ai 38 anni. E tuttavia, l’attrice ha detto a chiare lettere che non intende in alcun modo ricorrere alla giustizia, per lo “scarso” numero di condanne pronunciate in questo genere di casi. “Non ho mai pensato alla giustizia”, ha dichiarato la donna, deplorando “una violenza sistematica contro le donne nel sistema giudiziario”.
Per il quotidiano Le Monde, che alla vicenda consacra oggi la prima pagina, il rifiuto di Adèle Haenel di appellarsi ai giudici simboleggia la crescente “diffidenza” di “tante donne” nei confronti di una giustizia ritenuta incapace di sanzionare i predatori sessuali. Con il movimento #metoo le denunce sono fortemente cresciute, ma pochissimi sono i casi che si chiudono in tribunale. Sulle 33.000 querele del 2016, il 73% è stato archiviato, a volte per assenza di prove. Parlando questa mattina ai microfoni di Radio France Inter, la ministra della Giustizia, Nicole Belloubet, ritiene invece che Adèle Haenel dovrebbe denunciare il suo presunto aggressore. “Sbaglia quando pensa che la giustizia non possa rispondere a questo tipo di situazione”, ha dichiarato la Guardasigilli, rendendo comunque omaggio al carattere “molto coraggioso” della sua battaglia.
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