E’ morto in Calabria all’età di 88 anni il regista Vittorio De Seta. Il decesso è avvenuto ieri sera alle 22,00. Nato a Palermo nel 1923, negli anni Cinquanta realizzò documentari su Sicilia e Sardegna. Nel ’61 diresse il film Banditi a Orgosolo, tra i suoi lavori più importanti, miglior opera prima a Venezia.
“Lo sguardo neutrale è una menzogna, specie nel mio lavoro – usava dire – dove basta spostare la macchina da presa di pochi centimetri perché tutto cambi”. Di cambiare, però, non aveva paura. Dopo aver frequentato a Roma la Facoltà di Architettura, De Seta aveva interrotto gli studi universitari per dedicarsi al cinema.
Nel 1953 è secondo aiuto regista di Mario Chiari per un episodio del film Amori di mezzo secolo, (Dopoguerra 1920), con Alberto Sordi e Silvana Pampanini, e l’anno dopo è con Jean-Paul Le Chanois per Vacanze d’amore (1954), con Lucia Bosè e Walter Chiari. La sua concezione di cinema è globale: produce e realizza numerosi cortometraggi, di cui cura anche fotografia e montaggio. Prevalentemente ambientate nella sua terra, queste opere (come Lu tempu de li pisci spata; 1954; Isole di fuoco, 1955 e Pescherecci, 1959), ottengono prestigiosi riconoscimenti in Italia e all’estero (a Cannes e Mannheim).
Dal suo soggiorno in Sardegna nascono altri due importanti documentari, Un giorno in Barbagia (1958) e Pastori di Orgosolo (1959), che genereranno poi il celebre Banditi…, girato con una troupe di tre persone: lui, sua moglie Vera Gherarducci e Luciano Tovoli, direttore della fotografia. Il film, lucida analisi del fenomeno del banditismo sardo, è interpretato da autentici pastori.
Dopo un periodo di malessere interiore e di ricerca di nuove fonti di ispirazione, per il secondo lungometraggio abbandona gli spazi aperti e segue dentro una clinica le tracce di una nevrosi che impedisce ad Un uomo a metà (1966) di amare e di essere felice. Anche se stavolta può contare su un cast composto da attori professionisti come Jacques Perrin, Ilaria Occhini e Lea Padovani, il film non viene accolto bene né dal pubblico né dalla critica, pur meritandosi i complimenti di Moravia e Pasolini. Nel 1970 si trasferisce in Francia per girare L’invitata, storia di una crisi coniugale con Michel Piccoli e Joanna Shimkus.
Tornato in Italia realizza per la Rai Diario di un maestro (1972), film televisivo in quattro puntate, tratto dal romanzo autobiografico di Albino Bernardini ‘Un anno a Pietralata’. Protagonista Bruno Cirino, nei panni di un insegnante di scuola elementare che in un istituto della periferia romana porta avanti le sue idee, malgrado la diffidenza dei colleghi e una classe di ragazzini difficili. Girata in presa diretta e con la macchina a mano, l’opera riscuote un enorme successo di pubblico e segna per De Seta l’inizio di una lunga collaborazione con la televisione pubblica.
Trasferitosi in campagna, “a lavorare la terra”, dopo dieci anni torna ancora dietro la macchina da presa per In Calabria (1998). Il suo ultimo film, del 2006, è Lettere dal Sahara, sulla vita di un migrante italiano in Africa, che partecipa fuori concorso al Festival di Venezia di quell’anno.
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