Regista, intellettuale, uomo d’impegno, Emidio Greco è morto, dopo una breve malattia, all’ospedale Fatebenefratelli di Roma. Nato a Leporano, vicino Taranto, il 20 ottobre 1938, si era trasferito a Torino da ragazzino e lì aveva completato gli studi. Negli anni ’50 si iscrisse al Centro Sperimentale di Cinematografia diplomandosi nel 1964. Due anni dopo lavora già alla Rai come autore di documentari e ben presto torna anche al CSC in veste di insegnante. Il ’68 lo vede militare nell’Anac, l’associazione degli autori cinematografici, di cui restò sempre uno dei principali artefici. Frequenta Roberto Rossellini che accompagnerà in Cile per una celebre intervista filmata a Salvador Allende nel 1971. Il fascino della cultura sudamericana lo contagia e, tornato in patria, sarà un racconto di Antonio Bioy Casares, a dargli l’ispirazione per il debutto nella regia con L’invenzione di Morel (1974). Da allora dirigerà soltanto sette film, spesso di ascendenza letteraria, tra cui l’ambiziosa opera seconda Ehrengard dal racconto di Karen Blixen realizzata negli anni ’80, poco fortunata all’epoca e ritornata nelle sale nel 2002. Per la Rai realizza Un caso di incoscienza. Il 1991 è la volta di Una storia semplice, dal romanzo di Leonardo Sciascia: un cast eccellente con Gian Maria Volonté, Ennio Fantastichini, Massimo Dapporto, Ricky e Giammarco Tognazzi garantirà al lavoro grande visibilità, l’invito in concorso alla Mostra di Venezia, un Nastro d’argento. Seguiranno Milonga, Il consiglio d’Egitto, ancora sciasciano, presentato nel 2002 al Festival di Montreal, L’uomo privato (2007) e Notizie degli scavi del 2011 con Ambra Angiolini e Giuseppe Battiston, dalla novella di Franco Lucentini, una delle storie più care a Emidio Greco che lo sognava sullo schermo già dall’apparizione del libro nel 1964.
Tra le sue ultime avventure, le Giornate degli Autori, sezione autonoma alla Mostra del cinema che volle fondare, insieme tra gli altri all’amico Citto Maselli, nel 2004.
Un omaggio a Greco si terrà a Roma lunedì 24 dicembre alle 11 alla Casa del Cinema, organizzato dalle Giornate degli Autori che ne ricordano “con emozione la discrezione e l’eleganza, l’amicizia premurosa e la lucidità critica, la presenza costante quanto sommessa, l’ottimismo contagioso. Emidio era un regista che sapeva guardare il cinema, un intellettuale che sapeva prevedere, un utopista che sapeva leggere la realtà e mantenere inalterato il desiderio di cambiarla”.
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