Ua nuova coppia comica si aggira per la Festa del Cinema di Roma. Sono Diego Abatantuono e Frank Matano, opposti per fisico e approccio alla risata, ma partner in una commedia, Una notte da dottore di Guido Chiesa, presentata come evento speciale ad Alice nella città, e in uscita in sala il 28 ottobre per Medusa, in 350 copie.
Ventilatore portatile d’ordinanza per Abatantuono, risata inconfondibile a decibel importanti per Matano, hanno confermato il loro affiatamento incontrando giornalisti e pubblico dei ragazzi. Il motto, decisamente condivisibile, è uno solo: ridere fa bene. A maggior ragione avendo girato un film di notte, in una Roma deserta, durante uno dei picchi della pandemia.
“Ho dovuto ingrassare per il ruolo”, scherza Abatantuono nel raccontare la storia di Pierfrancesco Mai, dottore che lavora come guardia medica. I suoi acciacchi reclamano il conto quando investe senza troppe conseguenze un giovane rider, Mario (Frank Matano). Il primo si ritrova con la schiena bloccata, l’altro con la bici distrutta. Occasione per un’idea che possa risolvere le grane di entrambi. Mario, guidato a distanza da Pierfrancesco tramite un auricolare, andrà a visitare i pazienti al posto suo, mentre con l’auto del medico faranno anche le consegne.
Un lavoro di collaborazione e conoscenza reciproca, quello svolto da Abatantuono e Matano, insieme al regista Guido Chiesa. “Va preparato così un film”, ha dichiarato il comico milanese. “Ogni volta per me la chiave è prima di tutto il realismo. Bisogna portare la gente a credere al personaggio, affezionarsi o magari odiarlo, che sia un dramma o una commedia. Il medico ha un suo passato ingombrante, era giusto raccontare anche la sua profondità, i suoi problemi. Potevamo rischiare uno squilibrio fra noi due, in un attimo i personaggi rischiano di scapparti via. Invece collaborando ci siamo preparati, sempre consci di come ci saremmo poi mossi sul set. Ma non parlatemi di improvvisazione, non esiste. Ci si confronta sulle scene, anche la sera prima, ma meglio per tempo, e poi ti limiti a piccole modifiche. Ora non c’è più la pellicola, inutile stare un’ora a discutere su come girare una scena. Fai prima a girare tre ciak in maniera diversa, per poi decidere in montaggio”.
Chiaramente entusiasta di aver lavorato con un suo idolo di gioventù, Frank Matano è una spalla misurata, ma divertita, anche parlando con la stampa. “Diego mi ha invitato a casa sua, a Riccione, insieme al regista. Abbiamo provato molto il copione, lui è ossessivo nella ricerca della verità. Con loro impari anche solo per osmosi. In questo momento storico è anacronistico pensare a un film comico fatto solo per far ridere. Il pubblico è più sofisticato, si aspetta una tridimensionalità. È stato un privilegio fare un film che oltre a divertire spingesse il racconto in profondità”.
Guido Chiesa è ormai negli ultimi tempi convertito alla commedia, anche se vorrebbe presto tornare “all’eclettismo”. Ha ricordato, con sincerità, come Diego Abatantuono sia stato scelto subito come protagonista, mentre Frank Matano ha dovuto convincere lui e la produzione con un provino. “È stato umile e disponibile, avrebbe potuto rifiutare di farlo, vista la sua popolarità. Volevo verificare se era giusto anche per la parte più seria. Posso dire che mi ha convinto. Con i produttori abbiamo discusso lungamente se inserire il Covid nell’ambientazione. Alla fine la decisione, mi sembra giusta, è stata quella di muoversi in un mondo in cui non c’è traccia della pandemia. È stato strano girare senza nessuno in giro, di notte, con i droni che riprendevano una Roma deserta”.
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