PESARO – Molti film on the road alla 50esima Mostra di Pesaro, tra cui il vincitore del concorso, l’indiano Liar’s Dice, opera prima di Geethu Mohandas, un road movie atipico nel quale madre e figlia intraprendono un difficile viaggio verso Nuova Delhi, in compagnia di un disertore dell’esercito che guida le due alla ricerca del padre scomparso. La giuria, presieduta dall’attrice, regista e cantante portoghese Maria De Medeiros e composta dalla sceneggiatrice Francesca Marciano, dal regista Daniele Vicari e dal critico e giornalista Silvio Danese, ha assegnato all’unanimità il Premio Lino Micciché con la seguente motivazione: “Per aver filmato con straordinaria sensibilità umana e artistica una storia apparentemente semplice, comune. Grazie alla accurata messa in scena, che dimostra una sicura padronanza del linguaggio del cinema, e a una drammaturgia via via sempre più complessa, riesce a portare lo spettatore a contatto con un universo dolente che sfugge a facili categorie, anche grazie all’ottimo lavoro degli attori. Gli esseri umani in Liar’s Dice sono immensamente soli, travolti dalle necessità materiali, spinti continuamente sull’orlo del disastro da una moltitudine di persone indifferenti le une alle altre, se non nemiche. In questo contesto il casuale incontro delle due protagoniste, la giovane madre e la sua bambina, con un uomo a sua volta solo e sbandato, costruisce l’unico appiglio che la vita offre loro. La regista, con un finale spiazzante, suggerisce l’idea che quel destino crudele è comune alla maggior parte dell’umanità, nessuno può sentirsi davvero al riparo: dentro il villaggio innevato e inanimato del finale, potremmo esserci anche noi”.
La giuria ha inoltre deciso di assegnare una Menzione Speciale al film Tierra en la lengua di Rubén Mendoza (Colombia) “per aver costruito una allegoria tragica capace di alludere sottilmente alle terribili vicende politiche e sociali della Colombia e del Cono Sur in generale. L’autore, influenzato positivamente dalla grande letteratura sudamericana, con la figura terribile di un pater familias che con la sua crudeltà cambia la vita di tutti coloro che lo circondano, realizza un film notevole che lascia ben sperare in un importante sviluppo del suo cinema”.
Anche la giuria giovani, costituita da dieci ragazzi al di sotto dei 25 anni provenienti da tutta Italia, si è innamorata del film colombiano a cui ha assegnato il Premio “Pesaro Cinema Giovane”. I giovani hanno attribuito una Menzione speciale a Free Range – Ballad on approving of the World di Veiko Õunpuu (Estonia) “per momenti di regia sublime che permettono una profonda empatia con i personaggi, anche grazie al supporto della coinvolgente colonna sonora”. Il Premio Cinema e diritti umani di Amnesty International va a Mamma, io ti ucciderò (Russia), documentario sulle case famiglia e gli ospedali psichiatrici russi della regista Elena Pogrebizhskaja. La giuria del premio “Cinema e diritti umani”, giunto quest’anno all’ottava edizione, presieduta dall’attrice, scrittrice e testimonial Isabel Russinova e composta anche dalla critica cinematografica Dina D’Isa, dal produttore Rodolfo Martinelli Carraresi e da Riccardo Noury (portavoce per l’Italia dell’organizzazione per i diritti umani), ha dato questa motivazione: “Pur conducendo il racconto con rigore e asprezza, Mamma, io ti ucciderò riesce a restituire tutta la tragica, drammatica verità sulla condizione dei bambini e adolescenti ospiti delle case famiglia. Il racconto ci trascina dentro l’anima dei giovani protagonisti, ci fa sentire tutta l’angoscia e il dolore patiti da vite innocenti costrette, per colpe non commesse, a vivere l’inferno senza possibilità di riscatto, tra l’indifferenza, l’opportunismo, la freddezza, la crudeltà di una società che in realtà li ha già dimenticati. Il ricovero in ospedale psichiatrico come mezzo di punizione per i ‘ribelli’ richiama alla memoria l’uso repressivo della psichiatria ai tempi dell’Unione Sovietica”. La giuria del premio “Cinema e diritti umani” ha anche voluto segnalare con una Menzione il film The Fall from Heaven di Ferit Karahan (Turchia/Italia), per la forza delle immagini e la capacità di narrare il conflitto curdo-turco dalla parte delle persone, senza ideologia o giustificazione per la lotta armata o per la repressione.
Gli spettatori della “piazza” sono stati chiamati a votare alla fine di ogni proiezione e hanno decretato vincitore del Premio del Pubblico: I ponti di Sarajevo, film collettivo realizzato per commemorare i cento anni dallo scoppio della prima guerra mondiale con l’attentato all’Arciduca Francesco Ferdinando avvenuto nella città bosniaca. A presentare la pellicola Leonardo Di Costanzo, uno dei tredici autori che hanno contribuito all’opera insieme a Vincenzo Marra, Jean-Luc Godard, Ursula Meier e Aida Begic. Il film ha vinto con una media di 3.19 (su 4), spuntandola di un soffio sul film di apertura Swim Little Fish Swim di Lola Bessis e Ruben Amar che ha fatto registrare una media di 3,16.
Giunge alla quarta edizione il concorso video Premio CineMarche Giovani, organizzato dalla Fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus. Il concorso è riservato a cortometraggi di durata massima di 3 minuti realizzati da giovani fino a 30 anni d’età che vivono, studiano o lavorano nella Regione Marche. La giuria, coordinata dal curatore del premio Pierpaolo Loffreda, ha assegnato all’unanimità il Premio al video: X+Y = Z di Alia Simoncini, inoltre ha segnalato altri due cortometraggi con una menzione speciale: Andando in giro di Alfredo Rodriguez e Don’t think di Iorio Sebastianelli.
Il maestro georgiano Otar Iosseliani ha tenuto a Pesaro una lezione di cinema in cui ha mostrato una certa amarezza per la “tragica caduta di qualità e mancanza di pensiero del cinema contemporaneo in un mestiere che sta diventando sempre più piatto e pieno di cliché”. In questa intervista gli abbiamo chiesto di parlarci del suo rapporto con la censura e della possibilità di tornare a lavorare in Georgia: "Sarebbe immorale togliere finanziamenti ai giovani registi"
Il montatore Marco Spoletini e il musicista Daniele Sepe hanno collaborato a The Fall from Heaven di Ferit Karahan, due storie parallele tra il Kurdistan e Istanbul, in concorso a Pesaro
In concorso a Pesaro I resti di Bisanzio, che ci mette di fronte alla decadenza di una terra, alla non identità di personaggi e luoghi. Per l'artista, al suo primo lungometraggio: "Lo stereotipo del Salento ha prodotto danni irreparabili, questo territorio è stato completamente stravolto". E sulla possibilità di una distribuzione per il suo film: "E' un messaggio nella bottiglia, arriverà dove arriverà"
Il regista sta per affrontare una sfida ancor più ambiziosa e complessa, raccontare una delle più gravi tragedie alpinistiche della storia, il tentativo di scalare il pilone centrale del Frêney, una verticale di 750 metri a ridosso della cima del Monte Bianco. Bianco, scritto con Massimo Gaudioso, budget sui 6 milioni di euro, coproduzione tra l’italiana Mir e la francese Aeternam, con Rai Cinema e la Valle d’Aosta Film Commission, sarà girato in montagna, in parte sui luoghi reali. Il cast è ancora da definire. E sul cinema italiano: "Stiamo realizzando un cinema di ricerca straordinario, solo il sistema non se ne è accorto"