A Cannes le ‘origini’ di Woody e Roman


CANNES – Dominato dall’apertura con Moonrise Kingdom di Wes Anderson, il primo giorno di Festival è però anche un’occasione per scoprire e riscoprire il mondo del cinema nel suo insieme, esplorando le sue mille sfaccettature: quelle mondane e quelle commerciali, quelle autoriali e quelle frivole. Ecco dunque che ad accompagnarci nell’avvio di questa 65ma edizione, ci sono anche due bei documentari dedicati ad autori che la storia del cinema l’hanno fatta, calcando anche più volte la Montée des Marches. Parliamo di Woody Allen e Roman Polanski, ritratti rispettivamente in Woody Allen: a documentary di Robert B. Weide, nella sezione Cannes Classics, e Roman Polanski: a film memoir di Laurent Bouzerou, selezione ufficiale Fuori Concorso.

Il primo inizia proprio come un film del maestro di Brooklyn, con scorci newyorkesi di grande effetto e l’immancabile sottofondo musicale jazz, e attraverso un’articolata intervista ci porta alla scoperta della sua personalità e del suo cinema. Si parte dagli esordi come scrittore di massime per un quotidiano locale, alla carriera di comico dal successo crescente, fino alla sceneggiatura di Ciao Pussycat!, talmente rimaneggiata in fase di ripresa da convincerlo, da allora in poi, a prendersi tutta la responsabilità della realizzazione delle sue storie, dalla penna alle riprese. Se fosse un film di supereroi, sarebbe una ‘storia delle origini’, che racconta tutte le caratteristiche che hanno reso Allen il personaggio che è, dalla creazione del suo nome d’arte (nasce infatti Allan Koninsberg) all’acquisizione dei mitici occhialoni, senza dimenticare tutte le sue storie d’amore, da Diane Keaton a Mia Farrow passando per lo scandalo che lo vide coinvolto quando s’innamorò di una delle sue figlie adottive, sua attuale consorte.

Da uno scandalo all’altro, è proprio il relativamente recente arresto, a cui sono seguiti mesi di detenzione prima in carcere e poi ai domiciliari, prima del definitivo rilascio, che apre il progetto su Polanski, diretto sì da Bouzerou ma fortemente voluto dal produttore Andrew Braunsberg, grande amico del regista che compare direttamente nel film, impostato anch’esso come una lunga intervista, dai toni, in questo caso, estremamente confidenziali.

 

La vita di Polanski sembra un film essa stessa, costellata com’è di shock e avvenimenti drammatici. L’infanzia difficile a Cracovia, con la famiglia distrutta prima dalla ghettizzazione e poi dalla deportazione, a cui Roman bambino sfugge per un pelo. Ricordi che saranno poi alla base del suo celebre film Il Pianista. L’adolescenza passata in una fattoria, un posto idilliaco che, ironia della sorte, si scoprirà trovarsi a pochi kilometri da Auschwitz. Poi, la scoperta della recitazione, in un campo scout, che gli cambierà la vita. Ma la sua brillante carriera è funestata da altri eventi nefasti, tra cui l’efferato omicidio di sua moglie Sharon Tate per mano della “Famiglia”, setta omicida capitanata dal famigerato Charles Manson. Infine, l’arresto nel 2009, per aver ‘molestato’ una minorenne nel ’77, sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso nel 2005 su richiesta delle autorità giudiziarie statunitensi, avvenuto a Zurigo dove il regista si era recato per ritirare un premio alla carriera ad un festival.

 

Ma ora che è libero, Polanski è atteso proprio qui, sulla Croisette, dove il 21 potremo vedere la versione restaurata di Tess, il film che nel ’79 il regista trasse dal romanzo ‘Tess d’Urberville’ di Thomas Hardy, che Sharon Tate stava leggendo prima di essere uccisa. Con lui ci sarà la protagonista Nastassia Kinski.

 

Roman Polanski: A Film Memoir sarà inoltre in sala in Italia dal 18 maggio con Lucky Red, e poi in home video con Feltrinelli, in un’edizionearricchita – come consuetudine del marchio Feltrinelli Real Cinema – da un volume realizzato ad hoc.

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16 Maggio 2012

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