6 ottobre 2023, la rassegna stampa

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BISIO DEBUTTA CON LA SHOAH

L’attore diventa regista per la prima volta e dirige L’ultima volta che siamo stati bambini: “Un film non può fermare una guerra, ma far riflettere sulle sue brutture sì” afferma, come riporta Giulia Bianconi su “Il Tempo”. “Il libro e la sceneggiatura (scritta da Fabio Bonifacci) sono antecedenti alla guerra in Ucraina, ma abbiamo girato il film mentre c’era. Mi ha colpito l’immagine di un bambino con un fucile di legno in mano tra i vetri rotti di una finestra. Inconsapevolmente abbiamo parlato di quel che succede ancora oggi nella realtà”, continua l’autore. “Liliana Segre ha detto di avere apprezzato il film ‘perché ha saputo rendere la freschezza e l’innocenza dei bambini con un tratto talmente sensibile da offuscare la tragedia che c’è sullo sfondo’”, fa notare la giornalista, e Bisio risponde: “Le sue parole mi hanno commosso. Questo è un film per tutti, è una storia di fantasia che racconta un momento molto concreto della storia. Mi auguro che le persone usciranno dal cinema un po’ diverse da come sono entrate, visto anche un finale che non ti aspetti”.

GIANCARLO GIANNINI TORNA AL CSC

Giannini rientra nel cda del Centro Sperimentale di Cinematografia e dice: “mi avevano cacciato: ora è la mia rivincita … La politica stia fuori dalla scuola”, queste le parole raccolte da Stefania Ulivi per il “Corriere della Sera”. “Sono contento di riprendere il percorso: sono stato insegnante, tutor, anche nel consiglio. Adesso aspettiamo la ratifica (delle commissioni Cultura di Camera e Senato, ndr), poi ci dovremo riunire. Non so ancora cosa farò, se anche il docente. Se ci hanno scelto si fideranno di noi. E’ il ministro che decide. Prima c’era Franceschini che mi chiamò e che è lo stesso che mi mandò via. Ma non mi intendo molto di queste cose … La cosa che mi è dispiaciuta è che non mi mandarono neanche un biglietto di ringraziamento, vent’anni lì e poi solo una telefonatache mi dice che devo andar via. Forse ero troppo vecchio” e rispetto al suo presidente, anche lui appena nominato, commenta: “conosco bene Sergio Castellitto, attore, regista, sceneggiatore. So quanto vale”.

GREENWAY A MATERA, CON SAN GIUSEPPE “PADRE SURROGATO”

Alessandra De Luca per “Avvenire” incontra Peter Greenway, 81 anni, ospite del Matera Film Festival, dove racconta il suo ultimo film ambientato in Toscana, Lucca Mortis, protagonista Morgan Freeman, e afferma: “adesso sogno un film su San Giuseppe” per cui “è arrivato al Festival con la sceneggiatura sotto il braccio … La città dove Pier Paolo Pasolini ha girato Il Vangelo secondo Matteo potrebbe essere infatti la location giusta per una personalissima rilettura della Natività”. Greenway dice: “quando mia figlia aveva sei anni mi chiese come mai Gesù avesse due padri. Non è stato facile trovare le parole adatte per spiegarle con semplicità il significato di ‘Figlio di Dio’: mi piacerebbe raccontare la preoccupazione di Giuseppe come padre “surrogato; la relazione tra il mito e la realtà. Avvicinandomi alla fine della mia vita sono molto interessato ad alcuni temi come la morte, che ci suggerisce molte domande, o il suicidio, sempre più diffuso in Europa, in Giappone e negli USA. La morte è veramente necessaria?”.

GOLINO SUL SET CON JOLIE: LA SORELLA DELLA CALLAS

È “Repubblica” ad annunciare che a metà ottobre, a Budapest, cominceranno le riprese del film biografico sulla leggenda della lirica Maria Callas, del regista Pablo Larraín, Maria. Al fianco di Angelina Jolie, nel ruolo della protagonista, si aggiunge Valeria Golino che interpreterà la sorella maggiore della cantante, Yakinthi. Il turco Haluk Bilginer sarà invece Aristotele Onassis. Del cast fanno parte anche Alba Rohrwacher, Pierfrancesco Favino e l’australiano Kodi Smit-McPhee.

FILM DI MAFIA: “RACCONTATE LE VITTIME”

“Una lettera, un appello dei parenti delle vittime di mafia, sull’edizione palermitana di “Repubblica”, a cura di Irene Carmina. Si ricorda subito Paolo Borsellino, quando diceva: “parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. E si continua leggendo che “da allora di film e serie tv su Cosa nostra ne sono stati fatti tanti. Alcuni, come I cento passi, sono riusciti a scuotere le coscienze, a sedimentare la memoria, educando le nuove generazioni alla cultura antimafia. Altre volte, però, la narrazione cinematografica ha rischiato di diventare apologia della mafia, mitizzando la figura del boss, che da antieroe si fa eroe, così da instillare nei giovani il seme dell’emulazione. Di mafia il cinema deve occuparsi, non c’è dubbio. Il problema, però, è come. Cambiando l’ordine degli addendi, svestendo dei panni di protagonista i mafiosi e ‘mettendo al centro chi la mafia l’ha combattuta’”. Questo “lo hanno scritto nero su bianco i familiari delle vittime di Cosa nostra in occasione dell’anniversario dell’assassinio del giudice Casare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso. Un appello perché si metta fine al cinema e alla tv che inneggia ai ‘cattivi’ e dimentica i ‘buoni’”.

DAVID BECKHAM: LA SERIE NETFLIX

“L’ autunno del patriarca è iniziato esattamente come cominciò la sua primavera trent’anni fa: nella luce abbagliante dei riflettori, dei flash dei fotografi, sul tappeto rosso”, scrive Matteo Persivale sul “Corriere” riferendosi alla “foto dell’altra sera, sul tappeto rosso di Londra, quella di una festa speciale perfino per lui, uno degli uomini più famosi del mondo il cui ritiro dal calcio giocato dieci anni fa venne annunciato dalle breaking news delle tv di tutto il mondo come le dimissioni dei capi di Stato e di governo. Era la festa organizzata da Netflix per il film documentario sulla sua vita, Beckham, biografia in quattro puntate” dal 4 ottobre sulla piattaforma.

06 Ottobre 2023

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