50 sfumature di grigio uscirà nelle sale il 13 febbraio e il boicottaggio è cominciato. Negli Stati Uniti gruppi che si battono contro la violenza sulle donne hanno obiettato al contenuto sado-maso della pellicola tratta dai popolari romanzi di E.L. James e chiesto sui social media di disertare le sale cinematografiche. Con gli hashtag #50dollarsNot50Shades e #50ShadesIsAbsue, siti antipornografia hanno chiesto agli spettatori di rinunciare a vedere il film e di destinare invece quanto avrebbero speso quella serata (50 dollari tra biglietti del cinema, babysitter, pop corn e coca cola) alle associazioni che si battono contro violenza alle donne e femminicidi. “Hollywood non ha bisogno di soldi. Le donne vittime di abusi sì”, si legge sulla pagina Facebook dell’organizzazione StopPornCulture. “Comprendiamo che è solo un film ma ci rendiamo conto che è popolare tra molte donne”, ha detto Ruth Glenn, direttrice della National Coalition Against Domestic Violence, preoccupata perché “ogni volta che la gente adotta lo stile di vita di ’50 Shade’ dovrebbe essere per libera scelta”. La trilogia ebbe i suoi contraccolpi quando i romanzi cominciarono a uscire in libreria nel 2011, ma questo era prima che il tema dello stupro e delle violenze di genere finissero con clamore sulle prime pagine dei giornali (il caso di Bill Crosby e dei campioni della National Football League, l’epidemia delle molestie sessuali nei campus), al pari del dibattito sulla definizione di “consenso” in materia di comportamento sessuale. Boicottaggi a parte, ci sono pochi dubbi che 50 sfumature sarà un successo ai botteghini, le prevendite sono da record, Italia compresa. Quel che stupisce, piuttosto, è che ad essere più eccitati del previsto sono gli spettatori degli stati della Bible Belt, la cosiddetta “Cintura della Bibbia”: le prevendite dei biglietti in Mississippi, dove fino a poco tempo fa era addirittura illegale acquistare “sex toys” sono risultate quattro volte maggiori di quanto non si aspettasse il sito di box office Fandango e lo stesso in Arkansas, West Virginia, Kentucky, Louisiana e Alabama, Stato quest’ultimo dove vibratori e affini sono tuttora al bando per legge.
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