Una masterclass dell’immaginario. Con affermate registe, docenti, autrici, per capire attraverso un secolo di immagini del grande Archivio Luce come si è evoluta l’immagine femminile nel ‘900, fino al tempo presente. Una lezione brillante che invita a riflettere su manipolazioni, stereotipi, aberrazioni della rappresentazione femminile, e su un secolo di affermazioni e lotte per cambiare una cultura.
E’ il webinar Il Gender Gap nelle immagini dell’Archivio storico Luce, prodotto dall’Archivio Luce / Cinecittà nell’ambito di 4 weeks 4 inclusion – la maratona interaziendale per promuovere la cultura dell’inclusione. Il video di 60’ inizia dalle parole, con la docente di linguistica Valeria Della Valle, autrice di fortunatissimi volumi sulla storia dell’Italiano, che disegna rapidamente come i modi linguistici siano mutati nel raccontare il femminile, dagli anni della dittatura – in cui le parole descrivevano una quasi invisibilità – al dopoguerra, in cui fanno la loro comparsa pubblica parole prima tabù come ‘sesso’.
Fino agli anni ’70 nei quali la contestazione e le lotte femministe aprono a un vocabolario finalmente più inclusivo.Tutto, o tanto, sta nelle narrazioni. La giovane regista e montatrice Maria Iovine con il premiato cortometraggio ‘In Her Shoes’ ha strabiliato gli spettatori raccontando una società dominata dal matriarcato, in cui gli uomini sacrificano ambizioni e progetti per curare la casa, la prole, e la serenità delle mogli. Una distopia storica, intessuta totalmente con immagini d’Archivio, per riflettere sull’importanza del racconto culturale.
Giovanna Gagliardo, regista tra le più importanti del nostro cinema, attraverso il suo documentario Bellissime di cui si mostrano alcuni brani, ha cercato nell’Archivio un punto di vista femminile dentro il ‘900, imbattendosi in narrazioni prevalentemente maschili, talvolta addirittura grottesche, ma trovando immagini, storie e soprattutto protagoniste che hanno fatto progredire la presenza delle donne a tutti i livelli della vita sociale, migliorando il paese.
La strada da fare, ci dice Gagliardo, è ancora lunga, ma la necessità di un pari trattamento senza steccati è un’evidenza inderogabile. Anna Villari, docente e autrice, ha scritto con il documentarista Giovanni Piperno Cipria, un documentario prodotto da Luce-Cinecittà, che racconta sogni e immaginari delle italiane negli anni ’30.
Uno spaccato di ambizioni, illusioni e consapevolezze che offre distanza e insieme familiarità con donne che lontane nel tempo non lo sono nella ricerca di affermare la propria soggettività.Le dinamiche e contraddizioni di genere possono essere chiave di commedia? Per Paola Randi, regista e sceneggiatrice di apprezzati film e serie, assolutamente sì. E addirittura la fantascienza può illustrare i conflitti di genere, spostando e illuminando di senso le narrazioni patriarcali, come si vede nel suo Progetto panico, fulminante strepitoso corto distopico d’archivio. La commedia come strumento di libertà.Come immaginari, modificazioni sociali e riforme intervengano sugli individui, si può capirlo anche da una lettera. O dalle tante (milioni) di lettere che le italiane hanno inviato nei decenni alla ‘Piccolaposta’ dei grandi settimanali femminili.
Ne dà un piccolo saggio la giornalista e autrice Silvana Mazzocchi, che con Patrizia Pistagnesi per la regia di Gianfranco Giagni ha scritto ‘Sogni, sesso e cuori infranti’. Un documentario delizioso con una trascinante Anna Foglietta ritratta nel decalogo della perfetta donna di casa devastata da una cultura silenziosamente opprimente.Gabriella Romano, regista e ricercatrice, ha diretto con Fabrizio Laurenti il documentario ‘Baci rubati’ raccontando vite e vicende di omosessuali e lesbiche sotto il fascismo, quando non solo la loro sessualità era un delitto, ma non si voleva neppure concedere che esistesse.
Le scene che vediamo sono quelle di un desiderio e un amore che vive segretamente, con gioia e insopprimibile forza, nonostante l’oppressione del potere corrente. Infine Chiara Ronchini, talentuosa montatrice, qui per La prima donna di Tony Saccucci dedicato alla vicenda della soprano Emma Carelli – impersonata da una grande Licia Maglietta – estromessa dal potere fascista perché troppo emancipata per il suo tempo, mostra come si possa giocare con immagini vecchie di cent’anni per rompere schemi e narrative dominanti.
E conferma come i nostri schemi mentali provengano spesso dall’immaginario. Dal cinema, dalla tv, dagli schermi narrativi, e che esserne consapevoli è un passo avanti per rivederli con spirito critico, e per iniziare un cambiamento personale, ma anche collettivo, di cambiamento sociale. Un grande Archivio può servire anche a questo, e aiutarci a rendere il racconto del presente più inclusivo di tutte le soggettività, i percorsi, le culture.
L’Archivio Luce è in quest’ottica uno strumento potentissimo, una memoria preziosa per camminare verso il futuro.
Domani dalle 12 alle 13 su https://youtu.be/2rkLS3rJ91M
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