17:30 – Gli Amici di Neri Parenti si difendono

“Non c’è stato alcun sacrilegio, anzi, questo film sta dando la possibilità a tanti ragazzi, che non conoscevano Amici Miei, di avere la curiosità di andare a vedere alcune scene su Youtube di quei film e poi magari a comprare i dvd”. Lo dice Giorgio Panariello, tra i protagonisti di Amici Miei – come tutto ebbe inizio, prequel di Neri Parenti del classico monicelliano, al centro di alcune critiche in queste settimane.

“Era nell’aria che questo film dovesse partire già contestato – ha osservato l’attore – La parola ‘prequel’ può far pensare alla gente: ‘Ecco, hanno rifatto Amici Miei’, ma non è così. Poi, si vede che ci sono De Sica con Neri Parenti, Panariello e Massimo Ghini, allora diventa lecito pensare che si tratta di un cinepanettone. Maio sono felice di averlo fatto. Credo di aver fatto una buona interpretazione, un passo in avanti per me come attore”.

La pensa così anche Alessandro Benvenuti, che nel film interpreta nientemeno che Lorenzo il Magnifico: “Quelli che in modo talebano si scagliano contro un film dichiaratamente commerciale, che è una occasione di lavoro, forse dovrebbero riflettere sul fatto che le cose sono più complesse di quanto possano apparire. Ho visto solo la mia scena – continua l’attore e regista fiorentino – perché me l’ha fatta vedere Parenti, non posso parlare del film in sé”, ha precisato Benvenuti, che ha dato vita a un dialogo col giornalista Alberto Severi ad un convegno di Legacoop servizi Toscana.

“Furono fatte critiche feroci – ha ricordato poi – anche al primo Amici Miei, agli attori non toscani: ma il tempo stende una melassa sopra tutto, e si diventa più buoni. Credo ci sia un eccesso di nostalgia. E’ come quando il babbo diceva ‘mamma mia, com’era bello quando c’era il Duce’, e lui era comunista, ma siccome il Duce gli ricordava la sua giovinezza, ed era morto quindi non poteva fare più danni, allora per lui era meglio quando c’era il Duce”. Benvenuti ha osservato che “fare cinema è anche un lavoro, ci si scorda sempre che c’è un aspetto pragmatico in queste cose. Non si tiene mai conto che quelli che fanno il cinema fanno un lavoro, e ci sono centinaia di persone, le maestranze, che hanno una famiglia”.