Un anno dopo il terremoto del 6 aprile, arriva nelle sale italiane in 40 copie e in quelle digitali del circuito Microcinema Sangue e cemento, un’inchiesta shock secondo la quale non è stata la calamità naturale ad uccidere 299 persone, ma piuttosto un intreccio di burocrazia, malaffare, speculazioni che hanno dissestato il territorio e ridotto L’Aquila in macerie, pur con scosse inferiori a quelle registrate nello stesso periodo, per esempio in Giappone.
Distribuito da Iris Film di Christian Lelli, è un lavoro di Franco Fracassi e del Gruppo Zero con Paolo Calabresi, anche voce narrante. Una produzione di Editori Riuniti, Telemaco e lo stesso Gruppo Zero, collettivo di giornalisti e cineasti che aveva esordito con Zero, inchiesta sull’11 settembre. Il film-inchiesta era uscito a suo tempo per Editori Riuniti in un cofanetto con l’omonimo saggio di Marco Travaglio illustrato da Vauro Senesi, pubblicato il 7 luglio 2009, un giorno prima del G8 dell’Aquila e oggetto di accesi dibattiti dopo la presentazione in varie tendopoli.
Il film racconta “cause recenti e responsabilità remote di chi ha costruito male per risparmiare sul materiale e sulle tecniche, di chi doveva controllare, ma non lo ha fatto, agli amministratori che hanno favorito la speculazione a discapito della sicurezza dei cittadini”.
Dal sindaco dell’Aquila al capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, interviste a sismologi, geologi, tecnici del territorio e delle costruzioni, avvocati e giudici arricchiscono il film del Gruppo Zero di cui fanno parte tra gli altri Thomas Torelli, Giuseppe Reggio, Arianna Dell’Arti, Luca Cambi.
Gli autori nell’inchiesta pongono domande, a loro dire senza risposta, sul terremoto d’Abruzzo: “Perché L’Aquila non era inserita nella fascia 1 di pericolosità sismica? Perché non era stata disposta nessuna politica antisismica nel territorio abruzzese? Perché dopo l’inizio dello sciame sismico (ottobre 2008) non erano state disposte misure adeguate? Perché si consente di costruire nelle zone sismiche con materiali mescolati con troppa acqua, sabbia salata, ferro di cattive colate, insomma perché si costruiscono edifici destinati a crollare? Perché si tollerano le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’edilizia delle zone sismiche? Perché le imprese che hanno costruito gli edifici crollati non vengono escluse dalla ricostruzione? Perché la ricostruzione viene gestita al riparo del controllo della popolazione?”. E infine, la domanda più importante: “Perché la notte del 6 aprile 2009 sono morte 299 persone?”.
Intanto Sabina Guzzanti sta montando un film (ancora senza titolo) sulla ricostruzione e sulla gestione del post-sisma con testimonianze, video e commenti dei protagonisti. “Il film è serio – ha scritto la Guzzanti tre giorni fa sul suo blog che ospita ipotesi di titolo, tra cui Draquila – fa anche ridere ma anche piangere. Uno spirito troppo scherzoso non si addice a questa pellicola. Ci vuole un titolo che sia ironico ma forte adeguato agli argomenti”.
E’ invece pronto, e ha avuto un’anteprima a Los Angeles, Italia due settimane fa, Angelus Hiroshimae di Giancarlo Planta con Franco Nero. Il film narra la vicenda misteriosa di un cacciatore in un’alba di nebbia all’Aquila ed è stato realizzato prima del sisma. Cercando la preda, l’uomo (Nero) si accorge di aver colpito una strana creatura con ali e tratti orientali.
Si carica sulle spalle l’angelo, lo cura nella sua antica casa, ma forse tutto il racconto è solo un incubo perché il protagonista cerca nel rapporto con quel ragazzo di sanare l’intimo dolore per la perdita del figlio. Il film si avvale della colonna sonora di Ennio Morricone e del lavoro dell’art director Gianni Quaranta. Alla pellicola è abbinato anche un documentario in cui l’attore si muove tra i ruderi del sisma.
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