Sono oltre 90 i registi, sceneggiatori e critici che hanno sottoscritto un appello lanciato su internet – pubblicato anche da ‘Le Figaro’ – contro il “totalitarismo” con cui il premio Oscar Nikita Mikhalkov gestirebbe l’Unione dei cineasti, presieduta ormai da 13 anni.
La polemica nasce all’indomani dello show al Cremlino per la prima de Il sole ingannatore 2, che finora ha ricevuto dalla critica di casa solo violente stroncature.
La “fronda” propone di creare un’Unione alternativa, consacrando una scissione già in atto da tempo alla vigilia del nuovo congresso straordinario convocato da Mikhalkov per il 28 aprile. Tra i firmatari dell’appello, intitolato “A me non piace”, nomi noti, come Aleksandr Sokurov, Gherman padre e figlio, Otar Ioseliani, Eldar Riazanov, Iuli Gusmanm Andrei Smirnov, Iuri Norstein, Rustam Ibraghimbekov.
Quello che non piace di Mikhalkov è “la ricerca maniacale dei nemici interni in seno all’Unione e l’espulsione dei ‘dissidenti'”. “Non ci piace neppure – prosegue il testo – che non ci siano un libero dibattito, uno scontro di vedute, lo spirito della libertà e della democrazia. Vengono invece imposti l’unanimità dei pareri, il patriottismo stereotipato, l’adulazione e il servilismo”. I critici gli contestano anche di nominare solo i suoi protetti nelle posizioni chiave dell’Unione e di adottare le decisioni più importanti con loro. Accuse pesanti, che si accompagnano a quelle ormai ricorrenti di una eccessiva vicinanza al potere di Mikhalkov (la sua simpatia per il premier Vladimir Putin è nota) e di una distribuzione poco trasparente dei finanziamenti statali da parte del Fondo per il sostegno al cinema di cui lui fa parte.
Ora Mikhalkov dovrà vedersela con la fronda che l’aveva già detronizzato nel dicembre 2008 eleggendo l’ultraottantenne regista georgiano Marlen Khutsiev. Il regista de Il sole ingannatore era riuscito a tornare in sella grazie ai ricorsi giudiziari.
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