Steigerwalt: “Con Pietro Castellitto nella rivoluzione del porno anni ’80”

In concorso a Venezia 81 il film di Giulia Louise Steigerwalt 'Diva futura' che racconta Riccardo Schicchi, l'uomo che lanciò pornostar come Moana Pozzi, Eva Henger e Cicciolina


VENEZIA – Il sogno del porno ‘sostenibile’ e gioioso di Riccardo Schicchi e della sua agenzia Diva futura, con superstar a luci rosse come Moana Pozzi, Eva Henger e Cicciolina, è raccontato da Giulia Louise Steigerwalt (Settembre) nel suo nuovo film in concorso a Venezia 81. Siamo negli anni ’80 quando il giovane e visionario Schicchi (Pietro Castellitto) decide di trasformare l’utopia hippy dell’amore libero in un fenomeno commerciale grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori VHS. L’espressione “pornostar”, coniata al tempo, segna l’inizio di una nuova era. Le ragazze sono vere dive mediatiche, spesso chiamate nei salotti buoni della televisione da Costanzo o da Biagi. Ilona Staller, meglio nota come “Cicciolina” (Lidija Kordic) viene anche eletta in Parlamento nel Partito dell’Amore, Moana Pozzi si candida a sindaca di Roma. Nascono relazioni sentimentali – Schicchi sposerà Eva Henger con cui continuerà a convivere anche quando lei avrà un nuovo amore – come in una famiglia alternativa e allargata che ci viene raccontata attraverso il libro autobiografico di Debora Attanasio (interpretata da Barbara Ronchi), l’ingenua segretaria dell’agenzia, ragazza di buona famiglia che si trova catapultata in un mondo parallelo e variopinto, dove si fa persino un funerale a un pitone.

“Ho deciso di fare il film – racconta Steigerwalt – per mostrare questo mondo sorprendente che contiene tematiche contemporanee e attuali. Mi piaceva restituire, fra i vari punti di vista, quello della segretaria Debora che è un po’ gli occhi di tutti noi. C’è una parabola meravigliosa e splendente che poi ha portato a qualcosa di opposto”.

La 42enne regista prosegue parlando della leggerezza del film: “E’ quella che ho trovato nei veri protagonisti e nelle loro testimonianze. C’era un grande sogno e una grande illusione, quella di diventare dive. Ma c’era anche una gran confusione. Una cialtroneria con intenzioni sincere. In questa rivoluzione erano insite delle contraddizioni: l’immaginario a cui ha portato era l’opposto della visione di Schicchi e c’era qualcosa di tragico nel mettere insieme l’entusiasmo e la caduta”.

Il porno, come si vede bene nel film, sfocia nella violazione, nell’uso del corpo della donna e nella sopraffazione. Quando Eva Henger (Tesa Litvan) va a girare i porno in Ungheria torna devastata da quella esperienza, si trova ricattata e costretta a onorare un contratto che in realtà è illegale. “Quella violenza – dice Steigerwalt – non faceva parte della visione di Schicchi. Nelle cose che faceva c’era assenza totale di pudore, ma nulla di viscido o aggressivo. Ci si illudeva di fare arte, rompere tabù e rivoluzionare il costume. La violenza, però, è il rovescio della medaglia. Schicchi si rese conto che c’era una perdita di controllo, che le menti degli altri non si possono controllare e che un lato oscuro stava emergendo. Facciamo tutt’oggi i conti con la violenza che è associata alla sessualità, mentre i film di Diva futura, girati nel loro ufficio sulla Cassia, oggi fanno quasi sorridere. Assistiamo a una diffusione capillare della pornografia con PornHub, a 12 anni c’è il primo contatto dei ragazzini con questi contenuti”.

Racconta il 32enne Pietro Castellitto: “La mia generazione conosceva solo lo Schicchi sul viale del tramonto (morì nel 2012, ndr). Ho invece scoperto il lato avanguardista. C’era in lui il bambino che spiava le dirimpettaie col cannocchiale insieme al padre, lo considero un uomo che è riuscito a fare la vita che voleva e a restare fedele alla sua visione infantile”. E l’attore e regista aggiunge: “Nessun personaggio era funzionale a una tesi, ognuno di loro è stato approfondito e rispettato. La storia non è retorica e moralista. Inevitabilmente quando il mercato si è allargato le cose sono degenerate”.

Sulla scelta degli attori, spiega Steigerwalt: “Sono tutti personaggi iconici che fanno parte dell’immaginario italiano e del costume. Ho puntato sul talento delle attrici, che dovevano empatizzare e dare dignità a queste donne, anche nella sfera privata. Barbara Ronchi ha ironia e sguardo consapevole, Pietro lo volevo fin dall’inizio. Si è preso un grande rischio”.

Interviene Barbara Ronchi: “Non sapevo niente dell’agenzia Diva futura, non sapevo che vivessero tutti insieme come una famiglia, che si aiutassero l’un l’altro. Non sapevo che Eva Henger veniva derisa dai compagni del figlio quando lo andava a prendere a scuola, che Cicciolina era mamma e che Moana voleva diventare sindaco di Roma. Nella scrittura di Giulia ho trovato molta grazia. Le pornostar erano il simbolo del piacere ma decidevano loro chi poteva toccarle e quando”.

Denise Capezza, che interpreta Moana Pozzi, già portata al cinema da Davide Ferrario con Guardami e nella serie Sky con Violante Placido, dice: “E’ un’icona ancora viva nella memoria di tutti noi. È morta a soli 33 anni e non ha avuto la possibilità di raccontarsi. Riusciva a esporre il suo corpo con disinvoltura, ma è stato difficile entrare in contatto con la sua parte privata che cercava un’affermazione differente. Voleva fare l’attrice non porno, entrare in politica, ma non le fu consentito”.

“La contraddizione – aggiunge Steigerwalt – è che la società le ha desiderate tanto, guadagnavano moltissimo ed erano famosissime, ma d’altro canto le ha disprezzate e ha posto un limite quando volevano fare altro. Loro rappresentavano il desiderio nascosto che è accettabile solo se rimane segreto e viene anche disprezzato. Si giudica molto il femminile ma non si giudica il maschile che crea quel desiderio”.

Per quanto riguarda la leggerezza del film, in cui si ride anche molto. “Mi piace unire la commedia al dramma – dice la regista – si potenziano e possono dare una lettura più complessa. Questa storia aveva momenti esilaranti e trovo audace la scelta del festival di mettere in concorso un film che si permette toni irriverenti e allegri”.

Dopo la serie su Rocco Siffredi, poteva essere una narrazione seriale quella su Diva futura? “C’erano tantissimi episodi di vita reale, infatti ho scritto 180 pagine che ho dovuto poi asciugare ma avevo in mente proprio un film e non una serie. Ho sentito tanti testimoni diretti, da Debora Attanasio con il suo libro Non dite alla mamma che faccio la segretaria, a Eva Henger, al marito di Moana, all’attuale marito di Eva. Pensavo che scrivere su personaggi esistiti potesse essere un limite ma loro sono stati estremamente onesti e aperti e non c’è un solo episodio inventato. Solo con Cicciolina non sono riuscita a entrare in contatto, ma spero che apprezzi il film. Debora ed Eva lo vedranno stasera e sono molto emozionate”.

Come reagirà il pubblico? “Il tema potrebbe attrarre come potrebbe creare problemi. Ma essere a Venezia in concorso è un messaggio agli spettatori: potete andare a vedere questo film perché qualsiasi tema può essere affrontato in maniera coinvolgente. Spero che non ci sia una reazione moralista. La nostra è una critica a una visione distorta del corpo femminile. Infatti non ero interessata a far vedere questi corpi nudi ma la loro emotività e naturalezza”.

Prodotto da Groenlandia con Rai Cinema, in collaborazione con Netflix, Diva futura sarà distribuito dalla neonata Piper Film.

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