Wagner Moura, rifugiato in fuga nel Brasile degli anni ‘70

Presentato in Concorso a Cannes 2025, O Agente Secreto di Kleber Mendonça Filho, ci porta nella sua Recife del 1977, dove un uomo deve sopravvivere alla corruzione della dittatura militare


CANNES – “Un periodo di guai”: con questo eufemismo Kleber Mendonça Filho ci proietta indietro nel tempo, nel Brasile del 1977, dove si svolge la storia di O Agente Secreto (The Secret Agent). Presentato in Concorso al 78° Festival di Cannes, il lungometraggio di finzione del regista brasiliano è una storia che affonda le radici nella sua infanzia, raccontandoci un periodo storico attraverso l’avventura di un rifugiato politico. A interpretarlo è Wagner Moura, attore diventato un divo per aver interpretato l’iconico Pablo Escobar nella serie Narcos e recentemente tra i protagonisti di Civil War.

Il film si ambienta a Recife, città natale del regista, dove Marcelo torna per ricongiungersi con suo figlio, sfruttando il caos portato dal carnevale. Evidentemente in fuga da qualcosa o da qualcuno, l’uomo si nasconde in un gruppo di rifugiati politici: presto scoprirà che la minaccia proveniente dal suo misterioso passato incombe su di lui e ha il volto di due pericolosi sicari.

“Il progetto è iniziato con una serie di note personali che ho scritto nel corso di anni. – dichiara il regista – Volevo sviluppare un film in costume, non un film d’archivio, ma sulle memorie personali. Il ’77 è il primo anno che ricordo: avevo 9 anni e per un sacco di motivi familiari è stato un anno importante per me. Più scrivevo più mi immergevo in questo universo: è stato come aprire una finestra sul passato del Brasile”. Un passato che ora, sorprendentemente, assomiglia al presente, in particolare agli USA, dove “le università sotto attacco e c’è una lotta contro i fatti e contro l’interpretazione scientifica del mondo. È impressionante come vogliano provare abolire il sistema sanitario ed educativo”.

Nella scrittura di questo thriller profondamente sociale, Filho ritrae in maniera dettagliata un “panorama umano”, una fotografia di un’epoca di terrore “in cui i muri avevano orecchie e in cui ogni mossa poteva essere sospetta”. Esplicativa già la scena iniziale, in cui più che il protagonista viene introdotto il mondo in cui si trova: un cadavere lasciato per strada da giorni perché le forze dell’ordine sono troppo impegnate a festeggiare per occuparsene e il timore di un semplice controllo di sicurezza da parte della polizia, che finisce con una esplicita richiesta di “un contributo” per la causa.

Violenza, corruzione e un labile senso dello Stato che rendono il Brasile di quegli anni più simile a selvaggio West, che a una nazione moderna. Dopo avere conosciuto le alte sfere della politica nel film candidato all’Oscar Io sono ancora qui, il cinema brasiliano ci porta ancora a scoprire il suo periodo storico più controverso. Questa volta dal punto di vista degli ultimi, i rifugiati politici, i dimenticati dalla storia. Attorno alla vicenda personale del protagonista e alla sua fuga verso la salvezza, si muove un’intera collettività di persone che provano a sfuggire dalla dittatura e dagli infiniti modi in cui si manifestava. Il tentativo è quello di “esplorare come gli individui operano all’interno di un sistema oppressivo, come resistono o si sottomettono”.

“Il film racconta di un gruppo di persone diverse che si uniscono per motivi politici. – dichiara Wagner Moura – Erano tempi difficili: il regime era molto autoritario contro la stampa, gli artisti e le università. Come potevamo rispondere a tutto ciò? Provando a resistere e a portare avanti i valori della dignità. Cosa non facile quando sei sotto minaccia di morte”.

O Agente Secreto è un film che guarda al cinema hollywoodiano con rispetto (nel film compaiono pellicole dell’epoca come Lo squalo), ma mantiene una sua linea originale nello sviluppo della trama, dei personaggi e, soprattutto, della tensione. Stracolmo di immagini forti e metafore, brutalità e passioni umane, crudezza e umorismo, il film vuole fare da tramite con un passato che si protende verso di noi attraverso archivi e testimonianze. Voci, volti e storie di uomini e donne che non vanno dimenticate.

Il Brasile ha un problema di amnesia, se pensa a quegli anni si perde la memoria. Era diventato normale commettere crimini violenti e la violenza indiscriminata verso la popolazione civile ha provocato un trauma collettivo. Si è provato a cancellare con una spugna e guardare al futuro. È questo che mi ha motivato a fare il film” conclude il regista.

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19 Maggio 2025

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