VINCENZO TERRACCIANO


“Non mi interessava fare un film di taglio sociologico sulla malasanità, ma mettere in scena la reazione di personaggi che vivono con l’idea della morte e sono trattati come organismi, come cartelle cliniche più che come corpi e persone”. Così Vincenzo Terracciano, 37enne napoletano, spiega il significato del suo secondo lungometraggio Ribelli per caso, che racconta la piccola ribellione di cinque pazienti napoletani costretti a dividere la stessa stanza di ospedale. “Acquistano coscienza della loro malattia e chiedono all’establishment medico di dare un senso al male che li affligge” aggiunge il regista.
Il film, prodotto da Mediatrade e realizzato da Umberto Massa per Kubla Khan, è nato dalla sceneggiatura di Laura Sabatino (menzione speciale del Premio Solinas ’99). Con 7 settimane di riprese e 6 mesi di montaggio, Terracciano ha realizzato un’ottima commedia dalle intense venature malinconiche. Protagonisti Antonio Catania, Giovanni Esposito, Franco Javarone, Renato Scarpa e Tiberio Murgia, un’icona della commedia all’italiana.

Perché hai scelto il registro della commedia per raccontare una storia così drammatica?
Perché credo che lo slogan “Una risata vi seppellirà” sia ancora valido. Amo la commedia all’italiana e questo film si rifà a quella forma del racconto. La presenza di Tiberio Murgia nel cast è un omaggio ai grandi maestri del genere. Così come il riferimento a John Ford, che compare nei ricordi di uno dei protagonisti, è un omaggio a un vero archetipo del cinema.

La ribellione dei pazienti avviene con l’organizzazione di una cena. Quali sono i riferimenti cinematografici nella messa in scena del cibo come oggetto del desiderio?
Ho ripassato la filmografia con temi alimentari: dal Pranzo di Babette a La grande abbuffata di Marco Ferreri. Anche Chocolat mi ha offerto delle suggestioni sulla liturgia della preparazione della cena.

Come hai scelto gli attori?
In un contesto mortifero come l’ospedale era essenziale mettere al centro i corpi dei pazienti. Ho scelto gli interpreti soprattutto per la loro fisicità. E devo ringraziare la produzione per avermi lasciato libero nella selezione. Tutti i protagonisti hanno tecniche di recitazione differenti e dunque con ognuno ho fatto un lavoro diverso: ad esempio con Franco Javarone, volto carico di espressività, ho insistito molto sulla sottrazione. Non mi interessava la spontaneità, ma la costruzione condivisa di ogni personaggio e gli interpreti sono stati molto generosi gli uni con gli altri.

Il pubblico italiano ha accolto bene fiction televisive, sia americane che italiane, in cui i medici sono piccoli eroi. Nel tuo film non è così…
Sapevamo di correre un grosso rischio, ma Ribelli per caso è contro il rigido immaginario buonista diffuso dalla fiction. Mostra l’arroganza dei primari e l’incompetenza del personale ospedaliero, ma rifiuta anche la semplicistica contrapposizione tra pazienti vittime e medici cattivi. Perfino l’antipatico primario è un personaggio complesso con briciole di umanità.

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06 Dicembre 2001

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