CANNES – Una Cinecittà smooth, dove tutto è liscio e scorrevole. Così Nick Vivarelli, corrispondente di Variety per l’Italia e il Medio Oriente, ha definito gli studios di Via Tuscolana durante il Global Conversation Summit, organizzato dalla rivista americana per il terzo anno consecutivo al Festival di Cannes per illustrare incentivi e opportunità produttive a livello mondiale. Una platea di rappresentanti dell’industry internazionale – con qualche presenza anche italiana, tra cui Paolo Del Brocco ad di Rai Cinema – ha ascoltato con attenzione gli interventi di Nicola Borrelli, direttore generale Cinema e Audiovisivo del MiC, di Francesca Rotondo, Senior Sales Manager di Cinecittà, e di Steve Jelley (co-ceo Dimension Studio), line producer di Bullet Train e del Pinocchio di Zemeckis.
Nicola Borrelli ha illustrato i punti salienti del sistema di finanziamento italiano. “L’Italia ha un tax credit internazionale molto competitivo. Il tax credit è al 40% per un massimo di 20 milioni di euro l’anno, che vengono assegnati attraverso un produttore esecutivo italiano e su base mensile. E’ accessibile a lungometraggi, documentari, animazione, serie tv, cortometraggi, video musicali. Non è obbligatorio girare in Italia, perché è qualificante anche la post produzione nel nostro paese e il tetto di 20 milioni di euro riguarda le singole compagnie ma non i singoli progetti, infatti ci sono stati progetti che hanno superato questo tetto essendo coproduzioni. Importante sottolineare che il 70% del tax credit può essere usato immediatamente, già durante le riprese, e che sono eleggibili anche i contributi previdenziali oltre alle tasse. Inoltre un network di venti film commission dislocate su tutto il territorio nazionale garantisce ulteriore sostegno economico e consulenze di altissimo livello”.
Francesca Rotondo è partita parlando dei tre pilastri dell’attività di Cinecittà: oltre agli incentivi fiscali, che costituiscono un fattore estremamente importante di attrazione per i progetti internazionali, ha citato l’efficienza degli studi, l’innovazione tecnologica e l’alta qualità degli artisti e degli artigiani che fanno di Cinecittà un luogo flessibile dove i produttori trovano diverse opportunità concentrate nello stesso luogo, ovvero set, servizi, uffici, reparti, postproduzione audio e video e anche un immenso archivio di foto e filmati. Infine la capacità e la professionalità dei produttori esecutivi, altro aspetto chiave.
“A Cinecittà – ha spiegato Rotondo – abbiamo teatri di varie dimensioni da piccoli a medi e grandi. Grazie ai fondi del PNRR stiamo diventando ancor più competitivi a livello europeo, nei prossimi mesi avremo cinque nuovi teatri che porteranno la nostra offerta da 19 a 24. I nuovi teatri coprono un’area di 30.000 mq con un incremento del 60% rispetto al passato. Punta di diamante dell’innovazione tecnologica è il Teatro 18 con il suo ledwall per la produzione virtuale e che è stato tra gli elementi di forte attrazione per le grandi produzioni internazionali”.
Tra i titoli girati a Via Tuscolana di recente figurano la serie Those About to Die, Queer di Luca Guadagnino e Conclave di Edward Berger, mentre attualmente è in pre-produzione The Resurrection of the Christ di Mel Gibson. L’attore e regista americano ha scelto di tornare in Italia e a Cinecittà vent’anni dopo il primo film, The Passion of the Christ, e sarà affiancato dal produttore esecutivo Marco Valerio Pugini. Intanto Ridley Scott ha montato a Cinecittà il campo base del suo nuovo film The Dog Stars, mentre Disney e Universal hanno altri progetti in arrivo che troveranno spazio nei teatri di Via Tuscolana.
“Quello che definiamo il Cinecittà touch – ha aggiunto Rotondo – è il nostro valore aggiunto rispetto alla concorrenza, ovvero i talenti che lavorano a Cinecittà, artisti, artigiani e altri operatori. Sono lavoratori altamente qualificati che ci permettono di rispondere alle esigenze complesse dei grandi maestri del cinema mondiale in modo rapido, efficiente e anche con originalità. Possiamo farlo grazie al reparto costruzioni, formato da scenografi, falegnami, pittori e scultori di altissimo livello, e al reparto di post-produzione che consta di montatori, ingegneri e tecnici del suono. Insomma, da noi i produttori entrano con un’idea ed escono con il film sottobraccio”.
Steve Jelley – che ha da poco seguito al Teatro 18 le riprese del fantascientifico White Mars di Martin Owen con Luke Newton e Lucy Hale – ha raccontato la sua esperienza con Roland Emmerich per la serie Those About to Die, 14 episodi realizzati in tempi record proprio grazie alla tecnologia e alla flessibilità degli studios. “Cinecittà non è solo teatri – ha precisato – ma ti dà accesso a un’intera città come Roma. In cinque minuti convinci qualsiasi talent a girare a Roma, proprio per la sua grande bellezza”.
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