“Uno su due”: Fabio Volo in ospedale


Un fermo immagine. La chiamano così la malattia – un sospetto tumore al cervello – che cambia da un giorno all’altro la vita di un avvocato maneggione, in stile “furbetti del quartierino”. Ha appena venduto ai russi una grossa partita d’olio d’oliva, senza chiedersi da dove provengano i soldi, Lorenzo Maggi, thirtysomething, mega-appartamento panoramico a Genova, bella fidanzata che non ama, cene di lavoro a base di minestrone (perché più sta là, più diventa buono). Poi in un attimo cade a terra svenuto e si ritrova a fare la biopsia.

Uno su due, presentato alla Festa di Roma in Premiere, è un film tagliato su misura per Fabio Volo, artista radiofonico dalla battuta pepata che Alessandro D’Alatri ha già abbondantemente lanciato al cinema (Casomai e La febbre). Il suo manager, Beppe Caschetto, ha fiutato in un soggetto vincitore del Solinas nel 2001 (firmato da Michele Pellegrini e Francesco Cenni) la storia giusta per le sue corde di adorabile cattivo che diventa buono. Rai Cinema ha aderito al progetto (il film uscirà il 2 marzo con la 01 Distribution). Eugenio Cappuccio, dopo Volevo solo dormirle addosso, è sembrato il regista ideale per tenere a freno il lato patetico dell’avventura: “Quando si entra in un ospedale – dice l’autore lanciato dal Caricatore – è facile vedere tutto come espiazione e tragedia, invece noi abbiamo immaginato il reparto oncologico come un laboratorio dell’animo umano, un luogo dove i bisogni primari diventano imprese, dove andare di corpo è come scalare una vetta, mettersi le pantofole è un’acrobazia”.

In corsia ci hanno messo anche il pasoliniano Ninetto Davoli, senza boccoli e molto paterno: è un camionista con il futuro che si assottiglia e un figlia che non vede più da anni dopo il divorzio dalla moglie. Ma c’è anche il degente filosofo, il buffo professore di storia Francesco Crescimone.

 

Poi Fabio Volo in ospedale c’è stato davvero, perché a quattro giorni dalla riprese si è trovato ad aspettare i risultati di un’analisi non disperato ma sicuramente spaventato. “Quell’esperienza – racconta – ha cambiato la mia scala di valori ma mi ha permesso anche di notare certi dettagli di vita quotidiana”. Fabio si è immedesimato appieno in questo personaggio “rattenuto”, per usare il neologismo coniato nel film. “E’ un misto di trattenuto e rattrappito – spiega Cappuccio – ed esprime bene quel modo di essere di chi dice ‘ti voglio bene’ solo quando è ai minimi termini”. Ne sa qualcosa la fidanzata Silvia: “I grossi problemi mettono alla prova la profondità dei rapporti, accade in amore ma anche in famiglia”, riflette Anita Caprioli. Accanto a lei altre figure femminili: Agostina Belli (Profumo di donna, La governante) e la giovanissima Tresy Taddei, mentre completano il cast Giuseppe Battiston e Pino Calabrese.

Intanto Cappuccio ha già pronto un nuovo film, Come mosche, girato in digitale in una trincea scavata nel giardino della sua casa al Circeo con Giorgio Pasotti.

autore
22 Febbraio 2007

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