Se il mondo dell’infanzia è un luogo magico in cui ci piace tornare con la mente o con le storie, non bisogna mai dimenticare quanto la vita degli adulti per i più piccoli sia un mistero altrettanto affascinante. Quante volte, da bambini, abbiamo visto i nostri genitori “imbarcarsi” in progetti apparentemente sconclusionati di cui faticavamo a capirne il senso? È ciò che accade anche al piccolo protagonista di Una barca in giardino, il nuovo film del maestro dell’animazione francese Jean-François Laguionie in arrivo nelle sale italiane dal 13 febbraio distribuito da Trent Film.
Ambientato nel secondo dopoguerra, sulle rive del fiume Marna, non lontano da Parigi, il film ci offre il punto di vista di un ragazzino, François, che osserva il padre Pierre iniziare un’avventura che lo accompagnerà per tutta la sua adolescenza: costruire una replica della leggendaria barca a vela Spray, con cui l’iconico Joshua Slocum diventò il primo marinaio a compiere il giro del mondo in solitaria. La travagliata ma sorprendentemente meticolosa costruzione della barca diventa un’occasione per istaurare un rapporto “insperato” con il padre, il quale si rivelerà presto essere in realtà un patrigno.
Il burbero, silenzioso e misterioso Pierre incarnerà tutto ciò che di affascinante c’è nel diventare adulti, affrontando l’ignoto di un mondo spaventoso, come ben rappresentato dal parallelismo con Scotum, le cui avventurose vicende vengono narrate in alternanza a quelle dei protagonisti. Lasciare la propria famiglia, innamorarsi, scegliere una strada che sarà o no quella che percorreremo per sempre non è, in fondo, molto diverso che salpare per un viaggio che ci farà veleggiare per anni tra le correnti oceaniche.
Con un tratto sfumato e delicati toni acquarello, l’acclamato autore di opere come La tela animata e Le stagioni di Louise si rifà palesemente alla propria infanzia per condurci indietro a un tempo in cui la solitudine e il silenzio erano compagni immancabili delle giornate di adulti e bambini, ma con valenze diverse. In tal senso, è cruciale l’utilizzo di una colonna sonora semplice ed emozionante che sottolinea una narrazione in cui si alternano la quotidianità domestica all’epica avventura per mare, in un continuo richiamo tra la fantasia e la realtà.
Dall’alto dei suoi 85 anni di artista e narratore, Laguionie sa riportarci all’essenzialità delle nostre vite comuni, ai piccoli obiettivi che ci spingono avanti, alle aspettative tradite che non ci impediscono di sognare ogni volta, magari un po’ più in piccolo, ma con la stessa inalterata forza.
Presentato in anteprima nella selezione ufficiale del 77° Festival di Cannes e in concorso al 43° Festival del cinema d’animazione di Annecy, Una barca in giardino è un’opera decisamente più adatta agli adulti che ai bambini, per la sua capacità di riportarci alla nostra infanzia con quell’approccio nostalgico e malinconico che sa prenderci allo stomaco. Il film ci permette così di confrontarci con ciò che eravamo e con ciò che volevamo diventare in una prezioso e poetico processo di rispecchiamento. Perché tutti abbiamo avuto la nostra barca in giardino, il nostro sogno nel cassetto, che dà senso a ciò siamo.
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