CANNES – “I festival non devono essere sempre spettacoli stravaganti e caotici: in questo mondo privo di pace possono fornire nuovi spazi di dialogo, essere luoghi di meditazione e di consolazione, e consentirci una pausa di riflessione spirituale più ancora che politica”. A parlare è il regista palestinese Elia Suleiman, consulente artistico del Doha Film Institute (DFI). E l’occasione è l’annuncio al Festival di Cannes del nuovo Doha Film Festival, che “agirà in continuità con lo storico festival di cinema per ragazzi Ajyal celebrando il 15° anniversario dell’Istituto, mettendo a frutto la sua lunga esperienza nella creazione di programmi educativi e finanziamenti al cinema del Sud del mondo”, afferma Fatma Hassan Alremaihi, CEO del DFI e Direttrice artistica del festival (nella foto). “l’Istituto continua ad evolversi, sempre con l’obiettivo di creare opportunità per i filmmaker indipendenti di tutto il mondo e favorire la conversazione fra di loro”.
Il Doha Film Festival avrà luogo nella capitale del Qatar dal 20 al 28 novembre e sarà composto da quattro sezioni: il Concorso internazionale nuovi lungometraggi di finzione; il Concorso internazionale cortometraggi; la sezione Made in Qatar, dedicata a film realizzati da autori appartenenti alla regione anche da troupe internazionali; e Ajyal, come sempre dedicata a film per la fascia di età 16-25 anni. In palio ci sono 300mila dollari di premi in denaro “per celebrare concretamente le eccellenze artistiche del cinema più visionario”.
Grande importanza avrà la possibilità per i filmmaker di fare networking, come già avviene durante l’annuale kermesse di Qumra. “La nostra missione è sempre quella di aiutare i talenti sotto-rappresentanti e le voci più autentiche provenienti da ogni parte del mondo”, sottolinea Hassan Alremaihi. “Ognuno dei programmi del Doha Film Institute nutre gli altri, e insieme lavorano in un’unica rete”. Al Festival di Cannes sono attualmente presenti molti titoli sostenuti da DFI: in concorso Renoir di Chie Hayakawa; in Un Certain Regard Aisha Can’t Fly Away di Morad Mostafa, Promised Sky di Erige Sehiri e Once Upon A Time In Gaza di Tarzan & Arab Nasser; nella Semaine de la Critique Sleepless City di Guillermo Garcia Lopez e L’Mina di Randa Maroufi; nella Quinzaine des cinéastes The Resident’s Cake di Hasan Hadi e in Acid Life After Siham di Namir Abdel Messeeh.
Il focus come sempre è sull’istruzione e il mentoring: “Al Doha Film Festival ci saranno tavole rotonde, workshop, masterclass e ospiti d’onore pronti a condividere la loro esperienza”, promette Hassan Alremaihi. E il red carpet? “Sicuramente saranno presenti un buon numero di star: fondamentale però è che condividano i nostri valori, il nostro modo di intendere il cinema come messaggio di pace, e la nostra determinazione a fornire uno spazio sicuro affinché i filmmaker possano raccontare le loro storie e la loro verità”. “La speranza è quella di creare un movimento che renda la violenza inutile, interrompendo l’escalation cui stiamo assistendo in questi tempi travagliati”, chiosa Suleiman.
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