VENEZIA – 1965, New York, Shea Stadium. TWST – Things we said today, Fuori Concorso, di Andrei Ujică, nasce dall’arrivo dei Beatles per il concerto di quell’agosto, per poi costruire un’architettura sociale e storica più sfaccettata, dall’Esposizione mondiale ai fatti di Watts filtrati attraverso la tv della East Coast.
Dunque, “i personaggi” non sono solo il gruppo musicale di Liverpool ma anche le migliaia di persone che confluiscono nel ventre vivo degli Stati Uniti di metà Anni ’60, sfaccettato, contraddittorio, in cui fermento e ruvidità convivevano, non senza che abbiano lasciato tracce nel tempo presente.
L’entusiasmo grida “John! Paul! George! Ringo!”, la Beatlemania trabocca, uno spaccato pulsante del mondo batteva al loro ritmo, ma questo film non è “un altro documentario sulla musica pop: è un film sul fenomeno dei Beatles, non un film sui… Beatles”, spiega il regista rumeno, che specifica: “non mi interessa come genere, semplicemente. Piuttosto, volevo catturare l’essenza di quel momento, di quella generazione non ancora politicizzata, quando il movimento per i diritti sociali era appena all’inizio. Ho pensato: forse potrebbe essere un nuovo modo di rendere loro omaggio”.
La frenesia esercita un fascino e Ujică l’ha colto e l’ha portato sullo schermo, in particolare: “la musica ha il potere di creare sentimenti di estasi e i Beatles non furono i primi a suscitarli: quando Sinatra cantava le donne svenivano. Quando si tratta dei Beatles, il fenomeno è il perenne contrasto tra presenza e assenza: le esibizioni dal vivo erano solo urla estatiche, la loro musica la ascoltavi quando non c’erano”.
Il doc parla di oltre mezzo secolo fa, ma certamente i quattro di Liverpool non sono mai passati di moda: il film si costruisce tessendo materiale d’archivio, animazione e trame di fantasia, perché Ujică spiega di aver deciso di sperimentare “nuove forme”: “all’inizio volevo utilizzare attori giovani, ma poi sono tornato alla mia idea originale. Sono disegnati per significare che non sono completamente presenti; volevo creare qualcosa di carismatico piuttosto che optare per una nostalgia spicciola”.
Dopo la trilogia dedicata alla fine del Comunismo, Ujică si dedica qui a qualcosa di “più emotivo” perché “la seconda metà del XX secolo, oltre che dalla Guerra Fredda, è stata segnata dall’emergere della cultura di massa e della musica pop e i Beatles hanno disegnato il profilo emotivo di quella generazione”.
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