‘The Dark NightMare’, il demone nordico essenza dell’incubo

Il film d’esordio di Kjersti Helen Rasmussen, protagonista Eili Harboe già in ‘Thelma’ di Joachim Trier, s’ispira al Mare, antica figura leggendaria, da cui derivano le parole “nightmare” e “cauchemar”. Una coppia, in “dolce” attesa, si confronta con la sottile soglia che scinde i sogni dagli incubi, al cinema dall’11 giugno


The Dark NightMare non racconta un incubo: è un incubo. Lo spettatore è prigioniero di un’esperienza percettiva che si struttura attraverso una logica onirica, talvolta allucinatoria, nella quale i confini del tempo e della realtà si sfilacciano. Kjersti Helen Rasmussen, la regista all’esordio, non offre mai appigli rassicuranti: l’orrore è dato come condizione ambientale, come paesaggio interiore contaminato.

Nel panorama dell’horror europeo contemporaneo, The Dark NightMare s’impone come esercizio di densità psicologica e rigore visivo, non cede all’ovvietà del genere ma lavora sul perturbante come materia plastica, seppur con qualche incertezza e frammentazione nell’architettura narrativa. Con questo film, la regista norvegese si misura con l’inquietante sfuggevolezza del senso dell’incubo, scegliendo di abitarlo.

La vicenda, in sintesi, è quella di Mona (Eili Harboe) e Robby (Herman Tømmeraas), coppia ventenne mossa dall’entusiasmo di costruire una vita insieme: hanno appena comprato casa ma lei è sempre più irrequieta. La loro dimora ha bisogno di essere restaurata e i comportamenti sinistri dei vicini ne disturbano la tranquillità, qualcosa di spaventoso la tormenta: il Mare, un antico demone nordico, da cui derivano le parole “nightmare” in inglese e “cauchemar” in francese, una creatura leggendaria. La coppia viene così messa a conoscenza della sottile soglia che scinde i sogni dagli incubi.

C’è un tipo di horror che non urla, non sanguina, non aggredisce. Un horror che scivola sotto pelle come una febbre sottile, insinuandosi. The Dark NightMare è un’esperienza che si attraversa come un corridoio buio dentro se stessi. Un’ipnosi lenta, un sogno nero che si frantuma in mille riflessi.

Con questo lavoro, Rasmussen compone una partitura sensoriale che sfugge ai codici rassicuranti del genere: Rasmussen ci accompagna lì dove il dolore si trasforma in eco e l’incubo diventa linguaggio. C’è qualcosa di quasi pittorico nel modo in cui il film lavora con l’ombra. Non si tratta solo di buio, ma di una materia densa, che avvolge ogni cosa. La luce non illumina: filtra, suggerisce, graffia. Le figure emergono e si dissolvono come apparizioni da un dagherrotipo rovinato dal tempo. La fotografia non descrive, ma evoca. È la percezione a essere in bilico, instabile, come in uno stato di dormiveglia.

Al centro del film c’è il personaggio di Mona, interpretato da un’attrice che s’è già distinta in Thelma di Joachim Trier: certamente, questo, è uno dei ruoli femminili che si affermeranno come tra i più intensi del nuovo cinema scandinavo; Rasmussen costruisce dentro – nel suo grembo materno – e intorno a lei un dedalo, insomma l’horror prende la sostanza del dispositivo archeologico. The Dark NightMare s’iscrive in un discorso più ampio sul femminile, sulla mente, sul disagio. Rasmussen dialoga con un preciso horror contemporaneo: esplora l’identità attraverso l’instabilità psichica e percettiva della sua protagonista. In questo contesto, il film si pone come un’ulteriore tappa di una riflessione sul femminile non come oggetto del terrore, ma come soggetto che lo genera, lo elabora e lo restituisce. E’ un racconto che rifiuta la linearità per abbracciare una forma di narrazione sintomatica, in cui ogni dettaglio agisce come un sentore del non visibile.

Con The Dark NightMare, Kjersti Helen Rasmussen dimostra che l’horror possa sempre essere luogo di complessità poetica: è un film che non si guarda ma si attraversa, come un sogno molesto; è un viaggio notturno nella parte più vulnerabile di noi, un invito a perdersi e a non volere, forse, ritrovare la strada del ritorno.

Il film esce al cinema dall’11 giugno con Bim Distribuzione.

 

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10 Giugno 2025

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