Taylor John Smith: “In Warfare la reale brutalità della guerra”

L'attore statunitense è tra i protagonisti dell'atteso nuovo film di guerra firmato da Alex Garland insieme al reduce Ray Mendoza


TAORMINA – “La guerra è una cosa orribile che fa parte della nostra storia fin dall’inizio dei tempi. Come attori non possiamo fare altro che raccontare storie come questa per permettere alle persone di avere una consapevolezza maggiore e fare scelte migliori”. Ospite del 71° Taormina Film Festival, Taylor John Smith è uno degli interpreti di Warfare – Tempo di guerra, il nuovo attesissimo film diretto da Alex Garland e Ray Mendoza nelle sale italiane il 21 agosto 2025 distribuito da I Wonder Pictures.

Il film racconta nei minimi dettagli una reale missione bellica accaduta in Iraq nel 2006 allo stesso Mendoza, che si è ritrovato assediato in una casa a Ramadi insieme alla sua squadra. Non un film di guerra, ma un film sulla guerra, che viene messa in scena nel modo più realistico possibile, senza artifici cinematografici. “Non volevamo fare un film a favore della guerra, ma parla delle conseguenze reali della guerra. – racconta Smith – Cosa vuol dire per le persone sul campo di battaglia, cosa vuol dire quando uomini e donne vengono mandati a combattere. L’obbiettivo non è di farti sentire patriottico, ma mostrarti cosa significa la guerra. Questo film racconta la verità delle cose e noi speriamo che possa fare rifletter su decisioni come andare in guerra o attaccare un altro paese. Parla della brutalità della guerra reale, che è una cosa terrificante. Uomini e donne in guerra sono costrette a cose terribili per difendere una nazione e volevamo mostrare come si proteggono a vicenda in quelle condizioni”.

“Questo è un film di guerra di un genere completamente diverso dai titoli che conosciamo, Black Hawk Down, Salvate il soldato Ryan, 1917, tutti film fantastici, ma ti portano a provare qualcosa. – continua l’attore – Guidano le tue emozioni. Vogliono ispirarti con il patriottismo e il coraggio. Ma noi volevamo fare l’opposto, volevamo togliere l’aspetto cinematografico dal film. Quasi come fosse un documentario”.

Per riuscire in questa impresa, Garland e Mendoza hanno collaborato fianco a fianco, come già avevano fatto in Civil War, l’ultimo acclamato film del regista, in cui l’ex militare è stato consulente nelle scene di guerra. “È stato impagabile avere a dirigerci sul set una persona che era stata davvero sul campo di battaglia, che aveva provato tutto ciò in tempo reale. – rivela l’interprete – Credo che sia il regista ideale: ci ha mostrato lo stato mentale, le paure, le cose che ha dimenticato o rimosso, cosa lo spaventava, cosa lo motivava. Sapeva esattamente cosa ogni personaggio stava affrontando in ogni singolo momento lungo il percorso. Per un attore sono tutte le informazioni di cui hai bisogno per fare il tuo lavoro. Lui e Alex hanno diviso le loro mansioni sul set: Alex pensava alla camera e alla parte tecnica e Ray si focalizzava sulle performance. Penso sia stata la squadra perfetta”.

Warfare è completamente privo di musica, di ellissi e di artefici di montaggio. Un esperimento cinematografico unico nel suo genere: “È stato girato completamente in ordine cronologico, cosa che non accade mai. – ci spiega Smith – Giravamo questi lunghe inquadrature di 15-20 minuti. Ti sentivi come in uno spettacolo teatrale. C’erano queste macchine da presa che fluttuavano di camera in camera, quindi anche quando non eri sullo schermo dovevi fare il tuo lavoro. Sullo sfondo c’erano questi grandi speaker che pompavano suoni nella casa: persone che urlano, abbai di cane, boati di aerei. È stata un’esperienza completamente immersiva. Per la maggior parte del tempo non sentivi neanche che ci fosse una camera, che per un attore è incredibile”.

Cuore del film fin dalla prima sequenza, l’unica estranea al contesto bellico, è il rapporto di fratellanza e cameratismo tra i soldati. I ruoli sono stati affidati ad alcuni dei più importanti attori della nuova generazione hollywoodiana come la nuova Torcia Umana Joseph Quinn, Kit Connor, Will Poulter, Cosmo Jarvis, Charles Melton, Michael Gandolfini, D’Pharaoh Woon-A-Tai e Finn Bennett. Un gruppo che ha aveva come unico scopo quello di restituire la realtà umana che si nasconde dietro una missione di guerra.

“La prima notte che siamo stati tutti insieme, ci siamo riuniti in una delle camere dell’albergo e ci siamo rasati la testa. – racconta Taylor John Smith – Per ognuno di noi ha significato lasciare l’ego alla porta. Abbiamo seguito un campo di addestramento di tre settimane e mezzo, tutti insieme, dove abbiamo imparato come muoverci in piccole unità, comunicare via radio, come sparare, muoverci e comunicare come una squadra. Durante tutto questo tempo non abbiamo mai abbandonato il fianco l’uno dell’altro. Eravamo tutti sullo stesso piano di un albergo: mangiavamo assieme, ci allenavamo assieme. Non ricordo una sola persona che si è chiusa nella sua roulotte durante le riprese. Eravamo sempre tutti insieme sul set. Questo ci ha aiutato a costruire un senso di fratellanza e di cameratismo”.

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