Tax credit made in Italy


CANNES. Nell’affollato Italian Pavilion si è svolto, promosso da ANICA e Cinecittà Luce e sostenuto dalla Dg-Cinema del MiBAC, l’incontro sull’utilizzo degli incentivi fiscali italiani per la produzione cinematografica, recentemente rinnovati fino alla fine del 2013, con grande soddisfazione del Ministero e di tutti gli operatori italiani ed esteri che ne hanno sperimentato l’efficacia nel breve periodo di applicazione trascorso.

 

L’incontro è stato aperto dal presidente di Cinecittà Luce Roberto Cicutto che, a nome anche dell’AD Luciano Sovena, ha ribadito il valore dell’incontro in quanto nato dalla collaborazione tra un’azienda pubblica e un’associazione privata, segno della necessità di muoversi insieme per rafforzare e valorizzare l’industria e il talento italiani.
A Riccardo Tozzi, neo presidente dell’Anica, è toccato il compito di dare, in particolare agli operatori stranieri presenti, una fotografia nitida dello stato di salute del nostro cinema: al box office una quota italiana che nel 2011 si collocherà tra il 40 e il 45%; una crescita di qualità del nostro cinema data dalla varietà; un rapporto di fiducia e interesse da parte dei gruppi bancari e la stabilizzazione degli incentivi fiscali. 

Tre le voci dal mondo produttivo che hanno ricordato il valore del Tax Credit (T.C.). Nicola Giuliano di Indigo Film ha ricostruito passo dopo passo la complessa vicenda produttiva internazionale di This Must Be The Place tutta europea, dopo un primo tentativo con alcuni produttori americani che ponevano però come condizione il final cut. Non è un caso che il film di Paolo Sorrentino cominci a Dublino, perché in Irlanda vige un T.C. vantaggioso, per poi diventare un road movie negli States. E qui è entrato in campo il T.C. presente in Michigan e New Mexico. E alla fine a completare il finanziamento del film sono arrivati il T.C. italiano e Banca IntesaSanpaolo.
L’esperienza positiva per un film difficile come Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, è stata ricostruita da Marta Donzelli di Vivo Film.
Robert Bernacchi ha ricordato i punti di forza vissuti in diretta della produzione esecutiva di The Rite di Warner Bros. in Italia.

Da parte dei gruppi bancari è venuta la conferma del crescente interesse verso il mondo produttivo del cinema. A cominciare da BNL- BNP Paribas, che dal 1935 gestisce i fondi pubblici del cinema, ora attraverso Artigiancassa, e che tra una decina di giorni organizzerà un incontro tra produttori e possibili investitori, ha annunciato da Paolo Alberto De Angelis. Intesa Sanpaolo, come ha sottolineato Nicola Corigliano, da poco tempo ha rivolto l’attenzione al cinema e il suo primo importante coinvolgimento è nel film di Paolo Sorrentino, ma sta valutando altri progetti.
“L’industria del cinema si è dimostrata efficiente, le case di produzione si presentano da noi con business plan – ha affermato Valerio Vago – così la Banca Popolare di Vicenza, ha finanziato con buoni risultati Nessuno mi può giudicare e C’è chi dice no. Il T.C. è una leva fondamentale per favorire il nostro processo di inserimento nel mondo del cinema”.

 

Alcune riserve sulla normativa del T.C. sono venute dai produttori Lionello Cerri e Sandro Silvestri. L’invito a migliorare alcune criticità della normativa è stato raccolto da Nicola Borrelli, dg Cinema del MiBAC, che ha sottolineato come, dopo tanta incertezza, ora si è aperta una fase di stabilità per il tax credit che, a fronte di una normativa valida fino a dicembre 2013, “dispone di una copertura finanziaria tendenzialmente indefinita”.
Tra gli ospiti di rilievo, oltre a un folto gruppo di produttori e investitori internazionali, Giampaolo Letta, Carlo Bernaschi, la presidente della Regione Lazio Renata Polverini e l’assessore alla Cultura Fabiana Santini.

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