LA MADDALENA – La 36ma edizione del Premio Solinas, oltre alla premiazione dei tre concorsi legati ai soggetti e ai progetti di sceneggiatura (leggi il link), ha ospitato un convegno di due giornate ideato da Annamaria Granatello, presidente del premio, dal curioso titolo Storie e nuove tecnologie: cosa significa innovazione tecnologica quando si parla di storie e sceneggiature per il cinema e l’audiovisivo.
“In realtà – spiega la presidente – tutto nasce dalla domanda che facciamo al Ministero della Cultura per ricevere i finanziamenti previsti per la promozione del cinema. Uno dei parametri del bando è proprio quello legato all’innovazione tecnologica. Ma per un premio legato alle sceneggiature è un po’ complicato rispondere a questa domanda”.
Ad aprire il confronto tra autori, produttori, registi e broadcaster presenti è stato Stefano Sardo, presidente 100autori, che ha sottolineato, a proposito della serialità audiovisiva, come “la tecnologia abbia cambiato il modello di fruizione che a sua volta ha cambiato il modello di prodotto che però, in Italia, non ne è risultato migliorato. Mentre paesi come Germania, Francia, Spagna, che stavano dietro di noi, hanno messo la freccia e ci hanno superati. Nel caso della Spagna poi c’è il paradosso della tecnologia per cui un prodotto destinato alla tv generalista che non ha funzionato, come La casa di carta, funziona incredibilmente su altri pubblici diventando la quinta serie più vista al mondo”.
Per quanto riguarda il cinema, Francesca Cima, presidente dei produttori Anica, ha però frenato gli entusiasmi: “La contraddizione che si sta vivendo, comune ai produttori e agli sceneggiatori, è lo iato tra l’euforia, lo slancio produttivo delle nuove serie e tutto il resto che è la realtà e che non ha la stessa tempistica. La legge Franceschini sul cinema ha ancora molte cose ai nastri di partenza come i selettivi e gli automatici e l’altro pezzo che manca sono le quote. Il tavolo e il decreto della quote a mio avviso è dove si gioca tutta la partita. Attraverso lo sblocco di tutto ciò si aiuterebbe la ripartenza di nuove idee”.
Su questa problematica si è inserita anche la riflessione di Marta Marzotto, presidente di A.G.I.C.I. – Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti, perché, ha detto, “i ritardi sugli aiuti finanziari si traducono in indebitamenti, in media dobbiamo aspettare tra i 18 e i 24 mesi per ricevere i finanziamenti pubblici”. Si spinge un po’ più in là Gianandrea Pecorelli, che è nel consiglio direttivo dell’Apa – Associazione produttori audiovisivi, secondo cui “oggi le leggi sono vecchie nel momento stesso in cui vengono promulgate. La verità è che l’effetto pandemia ha accelerato tutta una serie di situazioni che sono coincise con l’arrivo delle Ott e probabilmente con una crisi del cinema e delle sale che era in atto”. Mentre, ritornando a parlare di tecnologia, Pecorelli ricorda come il tema legato al “green” inciderà molto sui modi di produzione. A fronte di questa varietà di approcci, l’intervento di Michele Casula, partner di Ego Research, ha riportato la platea a un problema centrale, molto tecnologico e tutto incentrato sulla mancanza dei dati oggettivi, ad esempio di visione delle piattaforme: “La tecnologia mangia dati e ne genera degli altri. Voi come produttori e sceneggiatori accedete a un piccola parte di questi dati. Il grande assente è il metro in base al quale parametrare tutto questo. Perché le informazioni sono unilaterali e interessate”. Da questa osservazione Casula lancia una proposta di sistema per cui “tutte le opere, distribuite in qualunque modo nel mercato italiano, dovrebbero essere certificate, con dati trasparenti per un interesse superiore dell’industria che deve essere messa in grado di prendere delle decisioni con cognizione di causa. Oggi non si sa nulla di come sia andata effettivamente un’opera sulle piattaforme”.
Il rischio effettivo è che questa mancanza di dati, falsi in futuro quelli relativi, ad esempio, agli equi compensi che gli sceneggiatori e autori chiedono ancora una volta a gran voce e all’unisono anche dall’isola de La Maddalena dove il convegno è stato tradizionalmente ospitato.
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