“Standing ovation” titolano molti giornali nazionali all’indomani della proiezione cannense di Il cuore altrove diretto da Pupi Avati. L’unico film italiano in competizione ufficiale sembra aver conquistato il cuore, e la risata, della Croisette. La pellicola, che ha già trovato una distribuzione francese, l’Océan, secondo Il Messaggero “tiene alto il tricolore e lascia il festival più spietato del mondo con la soddisfazione di aver ottenuto il consenso internazionale”.
Per La Repubblica la proiezione ha ricevuto “dieci minuti di applausi…una standing ovation” per quello che Pupi Avati definisce un film “molto piccolo e terapeutico”.
“Otto minuti di applausi hanno accolto Il cuore altrove e il cast al completo”, secondo il Corriere della sera. Il quotidiano milanese definisce il film del regista e presidente di Cinecittà Holding: “Una storia d’amore fuori moda, insolitamente ‘banale’, in cui però lui è molto timido e lei è cieca. Una storia scandalosamente casta, dato che, anche quando i due finiscono a letto, nulla si vede tranne la loro trabboccante emozione”.
Polemica l’Unità: “Ieri sulla Croisette è stato il giorno dell’Italia. O meglio di Forza Italia”. E sottolinea l’assenza del ministro Giuliano Urbani nella giornata europea del cinema, e da La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, e la sua presenza alla proiezione de Il cuore altrove: “Ha preferito arrivare a Cannes nel giorno di Pupi Avati per tenere alto l’umore delle sue ‘truppe'”.
Per Le Journal du dimanche: “Monica Bellucci dovrebbe preoccuparsi: Il film di Avati rivela una bellissima Vanessa Incontrada che ha l’aria di Julia Roberts”. Dello stesso avviso Nice Matin: “Una commedia romantica superbamente diretta che rivela la nuova arma fatale del cinema italiano: Vanessa Incontrada”. Più cauto Zurban: “Pupi Avati riesce miracolosamente ad evitare il melodramma classico con questa storia molto sentimentale. La foto è leccata, le inquadrature e le luci sapientemente studiate. Nonostante una narrazione lineare, i dialoghi e la manipolazione famigliare arricchiscono di emozione i due protagonisti”.
In controtendenza Le Monde: “Un film accademico…Peccato che Avati riprenda tutto, anche la sua città natale, secondo canoni televisivi, rispettando le meticolosa alternanza interni/esterni. I suoi personaggi, che egli sembra amare, non hanno abbastanza spessore…Le lunghe scene di lacerazione sentimentale sono alternate da momenti burleschi…questi bagliori di presenza, le apparizioni di Giancarlo Giannini, fanno credere allo spettatore in ciò che il cinema, di tanto in tanto, può offrire”.
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