Dove la vita esiste, esiste anche il suo contrario. Un assioma che forse è l’unica certezza che abbiamo della nostra esistenza.
La vita di Pier Paolo Pasolini è forma ed essenza di questo assunto semplice ma non così scontato da accettare. Un racconto su Pasolini e sulle sue poesie, forma espressiva esplorata, ma non troppo, dall’intellettuale friulano. Su Pasolini è stato scritto e detto molto, ma soprattutto dei suoi film e dei suoi romanzi.
Un ritratto visto anche attraverso gli occhi e le opere pittoriche di Giovanni Cerri; poesie di altri autori in qualche modo legati a lui, direttamente o indirettamente; danza e infine Roma, la sua città d’elezione. Luoghi metafisici non solo di costruzione ma di anime in cerca di pace.
Il progetto Solo l’amore conta- PPP Pier Paolo Pasolini di Mauro Conciatori è stato selezionato per la residenza artistica di “Via della Creatività – BorGo Cinema 2025”, sostenuto dall’ANAC, dalla FVG Film Commission e da Gorizia, capitale europea della cultura 2025.
Un ritratto diverso, non agiografico né elegiaco, ma evocativo.
Un percorso tra i suoi luoghi reali e cinematografici (le sue origini e la sua lapide a Casarsa, dove tutto ebbe origine, e le periferie romane di un tempo: Monteverde, il Quadraro, ecc.), nelle pieghe di una Roma metafisica — come fu, in fondo, la sua vita — sulle tracce dei cineasti suoi contemporanei, scrutando volti a lui noti — Ninetto Davoli — filmando attori che interpretano stralci di sue poesie.
Ma non solo brani di PPP, anche di Saffo, in un parallelo di vita che li unisce profondamente: non per le tendenze sessuali, ma per quel “male di amore” che entrambi inseguivano più di ogni altra cosa.
Vite segnate dalla diffidenza degli altri.
Vite marcate dall’essere troppo moderni e avanti per il loro tempo, autentici pionieri di racconti intimi e personali.
E poi opere di altri autori, echeggianti le sue poetiche: Dario Bellezza, Alda Merini, Arsenij Tarkovskij, Ana Cristina Casar, Kostantinos Kavafis, Cristina Campo, Jean Cocteau, Wislava Szymborska e infine Eugenio Montale, autore antitetico a PPP.
Un viaggio all’inseguimento di fantasmi nella sua Roma con il supporto dell’artista Giovanni Cerri, milanese doc, con opere pittoriche che segnano i momenti chiave della vita e delle opere filmiche di Pasolini.
Un mix di arti dove anche la danza contemporanea trova il suo momento di supporto alla definizione di questo racconto: due momenti di “movimento” a sancire il tutto in una teoria senza fine, dove la morte è soltanto un processo evolutivo, dove la morte è la fine di un nuovo inizio, o così si spera.
“Niente ha fine se ha un fine”.
Il Focus è reinventare e ricordare Pier Paolo Pasolini attraverso un modo diverso di narrare la vita di un personaggio pubblico e della cultura italiana di portata internazionale.
Una figura drammatica che, come pochi, ha saputo cogliere le contraddizioni e le difficoltà di un paese “sconfitto” dalla Seconda Guerra Mondiale, alla ricerca di una posizione nel mondo culturale, di affrancazione da stilemi sociali e politici da cestinare.
E, soprattutto, cercare di rimodellare il concetto di film creativo attraverso una narrazione atipica: poetica e onirica, dove la città e gli attori sono i pilastri del racconto.
Non importa “avere” virtuosismi tecnici, ma conta la pregnanza delle immagini e delle parole, che in una perfetta fusione dovranno essere sonorità narrative.
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