CANNES – “Gli artisti hanno bisogno di libertà”, ma quando questa libertà compromette il rapporto con le persone che ami, è possibile rimediare? È ciò che si chiede Gustav, che nella sua lunga vita è stato “una persona molto difficile, un grande regista”, ma soprattutto non è stato affatto il migliore dei padri. Presentato in Concorso al 78° Festival di Cannes, Sentimental Value vede il ritorno sulla Croisette di Joachim Trier, quattro anni dopo il successo de La persona peggiore del mondo, con un film sull’arte e gli affetti, che come al solito mescola sapientemente emozione e umorismo in salsa norvegese.
Il cineasta si affida ancora una volta a Renate Reinsve, vincitrice del premio come migliore attrice a Cannes proprio grazie al suo ultimo film, straordinaria come sempre nella capacità espressiva e nel dare spessore umano alla sua tormentata Nora, attrice di teatro preda di continui scompensi emotivi. Al suo fianco il grande Stellan Skarsgård, monumentale nei panni di Gustav, Inga Ibsdotter Lilleaas, nel ruolo della sorella di Nora Agnes, ed Elle Fanning, che interpreta la nascente diva hollywoodiana Rachel Kempf.
Proprio l’attrice americana ha un ruolo chiave nel dipanarsi della trama di questa storia familiare, raccontata dal punto di vista dell’abitazione in cui Gustav e le sue figlie sono nati e cresciuti. Dopo essere stato fuori dalle scene per anni, l’anziano regista, infatti, ha scritto il suo film più personale, pensando di affidare il ruolo principale alla figlia Nora e di ambientarlo interamente nella loro splendida villa piena di ricordi. Al rifiuto della donna, incapace di lavorare col padre che ha sempre trascurato lei e la sorella per dedicarsi al lavoro, l’uomo la sostituisce proprio con Rachel, spinto da un’intesa artistica nata all’improvviso sulla spiaggia del Lido di Venezia. L’arrivo della diva nei luoghi della famiglia di Gustav sconvolgerà il già fragilissimo equilibrio tra l’uomo e le sue due figlie, costringendoli ad affrontare conflitti lasciati per decenni sepolti tra le assi di legno della loro abitazione.
Tra continue frecciatine all’industria del cinema e frequenti momenti di commedia pura, Sentimental Value è, prima di tutto, un film che ci racconta di come i legami tra le persone cambiano negli anni, di come possano essere divise dalla vita, ma magari unite da sensibilità artistiche affini. “Abbiamo questo rapporto impossibile tra una figlia e un padre, quasi come una triste storia d’amore. – dichiara Joachim Trier – Ma sono così simili. Nella casa della vita creativa, possono davvero incontrarsi.”
In mezzo a tante emozioni umane, contraddizioni e incomprensioni, la casa è l’unico protagonista immutabile, che osserva senza giudicare, offrendo solo il suo calore e la sua sicurezza domestica. “La specificità di un luogo aiuta a veicolare la memoria”, dichiara il regista, che nel film ha messo tanto della sua vita personale, interessato a scavare nell’intimità familiare che Gustav deve imparare a gestire, diviso tra i due linguaggi che lo caratterizzano, quello di padre e quello di artista. Una divisione che, evidentemente, riguarda lui stesso, in primis: “ho bisogno di credere che possiamo vedere l’altro – afferma Trier – e trovare un senso di riconciliazione”.
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