CANNES – Applausi e conferenza stampa molto affollata per l’atteso film di Paolo Sorrentino This Must Be the Place, secondo italiano in corsa per la Palma d’oro. Protagonista assoluto è Sean Penn, che dà vita al personaggio di Cheyenne coraggiosamente: quasi indossando una maschera, con il trucco pesante, i capelli cotonati, i movimenti rallentati e la voce in falsetto. Dice l’attore: “Sorrentino è un regista che ha una vera visione. È un grande maestro e continuerà per molti anni a creare il suo cinema così originale. Era come se sul set, lui suonasse il piano e io fossi lì a girare le pagine”. Cheyenne, un ex cantante di musica gotica ormai cinquantenne che sembra quasi un sosia del frontman dei Cure Robert Smith, passa le sue giornate vuote a Dublino, tra la villa sontuosa che divide con l’affettuosa moglie, pompiere di professione (Frances McDormand) e una giovane amica (Eve Hewson, la figlia di Bono Vox), sorella di un ragazzo che si è tolto la vita traendo ispirazione dalle sue canzoni dark. Ma la morte del padre, un ebreo che ha sperimentato il lager e che ha continuato per tutta la vita a cercare l’ufficiale nazista che l’aveva umiliato, lo scuoterà dal suo torpore quasi depressivo, portandolo in America alla ricerca di quel criminale, ormai decrepito, riconquistando anche un rapporto con il defunto genitore, con cui non parlava da trent’anni. “Nel film – dice ancora l’attore americano di Dead man walking – c’è un innocente che conduce una ricerca e questa ricerca lo porta a capire molte cose su di sé. Dal punto di vista filosofico questo è il modo giusto di vedere questo film, che è anche un riflessione su come uscire dalla depressione”. A proposito di un altro tema, quello della vendetta, Penn, sempre molto impegnato politicamente, non si è lasciato sfuggire un riferimento alla vicenda di Osama bin Laden: “Sulla vendetta in America si potrebbe parlare a lungo, basta vedere le reazioni emotive che ci sono state all’uccisione di Osama”.
Sull’eventualità di vincere la Palma d’oro, il regista napoletano frena i facili entusiasmi: “Penso di no, ma presentare il film qui è già il miglior risultato possibile”. Mentre Sean Penn, che a Cannes era presidente della giuria proprio nell’anno in cui Il Divo vinse il Prix du Jury (e fu proprio in quell’occasione che attore e regista si conobbero), non spegne le speranze: “Ci sono molti film meravigliosi qui in concorso e so per esperienza che la Palma dipende dalla reazione dei membri della giuria ai film. Ma non è un caso che Paolo sia stato spesso invitato in competizione, il suo lavoro è veramente magico e spero che avremo l’occasione di festeggiare”. Sean Penn ha un ruolo, seppure minore, anche in un altro film del concorso, The Tree of Life di Terrence Malick, ma preferisce non fare paragoni tra i due autori: “Sono due opere completamente diverse e realizzate in momenti diversi della mia vita”.
This Must Be the Place, prodotto da Indigo Film con Lucky Red, Medusa, Arp e Irish Film Board, uscirà in Italia in autunno (distribuito da Medusa) “in contemporanea con Usa e Francia”, come ci spiega Giampaolo Letta.
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