Sbarigia sulle sale: “Le strutture ci sono, manca una strategia culturale”

La presidente di Cinecittà commenta in un'intervista a “La Repubblica” la legge regionale sulla semplificazione urbanistica


“È soprattutto una strategia complessiva a mancare, affinché i cinema diventino dei luoghi polifunzionali, dove l’esperienza del pubblico è al centro”. Così Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà e dell’associazione produttori dell’audiovisivo (Apa), intervistata su “La Repubblica” in merito alla legge regionale sulla semplificazione urbanistica che, una volta approvata, consentirebbe la conversione dei cinema in supermarket e attività commerciali simili.

“Ho l’impressione che la semplificazione estrema non porti bene: vedrei meglio una riflessione sul sistema. Quando vedo che si chiudono le sale sento un forte dispiacere. – dichiara Sbarigia – Dall’altra parte sento gli esercenti che mi dicono che non ce la fanno. Bisognerebbe cercare di aiutare e stimolare a fare qualcosa di buono che non si allontani al cento per cento dalla missione originaria. Ma manca una programmazione di management culturale, un ragionamento complessivo, strategico. Bisogna che ci sia un pensiero dietro. Mettere seduti a un tavolo gli esercenti, i produttori”.

“Bisognerebbe partire dalle esperienze che funzionano. – aggiunge Sbarigia – Il Troisi, ad esempio, si è trasformato in una sala che è anche un momento di aggregazione, di apertura verso i giovani, c’è un bar. Dovremmo chiederci come mai in Lombardia c’è più pubblico: il cinema Anteo, ad esempio, ha fatto accordi con Eataly, anche lì c’è un ristorante, una libreria. Bisognerebbe andare di più verso il pubblico e creare un’esperienza. I fratelli Lumière e la psicanalisi sono nati nello stesso periodo, sono due set in un certo senso. Il cinema è il buio, entrare in una dimensione diversa. Se la cancelliamo non facciamo un buon servizio a noi stessi”.

“I privati non investono in questo settore perché non lo sentono particolarmente redditizio e c’è anche la questione che non si riescono a creare dei gruppi trans regionali. – conclude la presidente di Cinecittà – Ogni Regione ha le sue regole, il suo sistema di tassazione, diverse Sovrintendenze. Ci vorrebbe maggiore uniformità. In più, ci sono cinema che non ricevono facilmente certi film e quindi non possono usufruire di alcuni blockbuster. Perché? Sono fuori da circuiti importanti? Inoltre, le proiezioni dell’audiovisivo che poi vanno sulle piattaforme o sulle tv generaliste non valgono come bigliettazione per i cinema. Eppure vanno benissimo. Bisogna pensarci, perché la chiusura delle sale è un fenomeno che viene da lontano”.

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02 Febbraio 2025

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