Saverio Costanzo, il bacio del gesuita


BERLINO – In memoria di meÈ un bacio filosofico, dostoevskiano, eppure farà discutere quello che chiude In memoria di me, unico italiano del concorso berlinese. “È un invito all’amore e alla misericordia rivolto al Padre Superiore dal giovane novizio che sta per rinunciare ai voti dopo molti dubbi e tormenti, non è un bacio omosessuale, ma se chi comanda le istituzioni religiose proverà un certo disagio, non possiamo che esserne felici”.
Il poco più che trentenne Saverio Costanzo ha superato la sfida dell’opera seconda, dopo il successo internazionale di Private. Ha portato a Berlino un altro film concentrazionario, ancora una volta una riflessione sulla libertà, scegliendo stavolta il contesto monastico e l’autoreclusione: un giovane ambizioso e insoddisfatto della vita (l’attore bulgaro Christo Jivkov, già interprete del Mestiere delle armi) si mette alla prova con gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio per diventare il “gesuita perfetto” del libro in parte autobiografico di Furio Monicelli (ora s’intitola “Lacrime impure”). “Un libro che il mio produttore Mario Gianani mi ha fatto leggere mentre stavo ancora ultimando Private e che mi ha dato l’occasione di proseguire una ricerca in cui non ho risposte ma molte domande”.

La ricerca ha virato su testi dei Padri del deserto e del teologo francese Olivier Clement, ma anche sui Fratelli Karamazov echeggiati nel finale dalle parole del Grande Inquisitore e dal famoso bacio.
Eppure, dice il regista, “non volevamo fare un film religioso, perché il discernimento che i gesuiti insegnano può essere applicato ovunque, ogni scelta ci pone davanti a una lotta interiore”. Così il personaggio principale, che dietro la siderale freddezza e il trionfo del pensiero razionale nasconde una profonda paura del dolore e del coinvolgimento, si sdoppia nel novizio Zanna (Filippo Timi) con la sua sofferta capacità di amore e compassione: la durezza dell’uno e le lacrime dell’altro, San Paolo e la teologia della croce. Alla fine ognuno sceglierà una strada opposta, ma accettando la responsabilità di essere se stesso.
Tuttavia è un film ambiguo, volutamente ambiguo, In memoria di me: “Il sorriso di Andrea è misterioso, non concluso”. Non sorprende scoprire che Marco Bellocchio sia un maestro per Costanzo jr. “Il film è dedicato a Marco, con cui condivido la montatrice Francesca Calvelli, proprio per il debito che ho verso di lui. Ha letto, suggerito, ha fatto tagliare, tagliare, tagliare”. La mente corre a L’ora di religione, ma Saverio cita piuttosto Nel nome del padre, e le molte similitudini tra i due protagonisti. Poi racconta delle sue conversazioni con una monaca di Bose. “Il rapporto con i monaci mi ha molto indirizzato. A Bose non ti viene chiesto niente, ti accolgono, ti fanno lavorare”. Così nella preparazione del film c’è stata una settimana di esercizi spiriturali per tutto il cast (tra gli interpreti anche Marco Baliani e il tedesco André Hennicke, che recita in italiano senza conoscerne una sola parola): “Tra letture della Bibbia e meditazione Vipassana, nel silenzio assoluto, sono scaturiti anche degli psicodrammi che abbiamo poi usato per la costruzione dei personaggi”.
Qualcuno, in conferenza stampa, si sorprende perché un autore di sinistra ha fatto un film religioso. Nessuna contraddizione. “Forse Andrea negli anni ’70 sarebbe stato marxista”, sintetizza Costanzo. E poi: “Cosa significa essere un regista di sinistra? Qui non c’è apologia dell’istituzione. Il mio cuore è con la Missa Luba, con il Kyrie africano, con il novizio Zanna che lascia il convento, ma è nel momento in cui accetto la Chiesa che riesco anche ad andare nel mondo”. Nessun prelato ha ancora visto il film, finito di montare martedì scorso, in gran corsa per arrivare in tempo alla Berlinale: “I tedeschi, che hanno tanto amato Il grande silenzio, un documentario di due ore senza parole sulla vita in un monastero, sono un pubblico molto colto, in grado di apprezzare un film che non è un santino come se ne fanno tanti nella fiction italiana”.
Costanzo ha scelto di alleggerire anche la tensione amorosa che nel libro era più forte. “Non è amore fisico, è un percorso verso di sé, un lasciarsi andare; anche se qualcuno vorrà leggere il rapporto tra i novizi in senso omosessuale”. Monicelli, lo scrittore, ha definito il film “un thriller spiritual-metafisico”, una definizione che Costanzo approva per i tanti misteri che restano sospesi nella storia. Come l’uomo che viene curato nell’infermeria del convento e che è un’immagine della santità “irrappresentabile se non nello sguardo del deportato di Auschwitz”.
In memoria di me, prodotto da Offside con Medusa, uscirà in Italia il 9 marzo, mentre delle vendite all’estero si occupa la Scalpel di Pierre Menahem.

autore
09 Febbraio 2007

Articoli

Una delle illustrazioni del progetto
Articoli

Argento Reloaded by Luca Musk

L'artista Luca Musk e Franco Bellomo presentano il progetto espositivo dedicato al Maestro del Brivido. Una collezione di illustrazioni d'atmosfera che fanno rivivere i set di Argento e la loro magia

Articoli

The Arch., quando gli architetti diventano oracoli

Il documentario d'esordio di Alessandra Stefani ci porta in un viaggio lungo i quattro continenti alla scoperta delle prospettive che ci offrono i più importanti architetti contemporanei per un mondo più sostenibile. In sala con Adler dal 27 al 29 settembre

Articoli

Buon 2018 ai lettori di CinecittàNews

La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.

Articoli

Cattivissimo 3 sfiora i 15 milioni

E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk


Ultimi aggiornamenti