San Pietroburgo: Dostoevskij in giallo


G. MontaldoAll’apocalittico Pupi Avati che parla di crisi terminale del cinema italiano, risponde un sorridente Giuliano Montaldo teorico dell’ottimismo a oltranza come sano antidepressivo: “Qui cercano di rubarci l’ottimismo che è l’unica cosa che ci muove e che ci ha mosso dal neorealismo in avanti, perché già ai tempi di Achtung banditi di Lizzani, ricordo un attrezzista soprannominato Dottor Nasone che mi avvertiva: il cinema italiano è in crisi, cambi mestiere”.
Avati fa un film ogni sei mesi, Montaldo è fermo da 18 anni, dall’epoca di Tempo di uccidere. Ma ora riparte anche se come un diesel. Una lunga gestazione ha infatti portato a I demoni di San Pietroburgo, sul set dal 19 febbraio dello scorso anno e in uscita il 24 aprile, prodotto dalla Jean Vigo di Elda Ferri e da Rai Cinema con un budget di 6 mln €.

A Rai Cinema, naturalmente, Montaldo è legato da vincoli fortissimi di affetto e collaborazione: della società è stato presidente dal ’99 al 2002, ha visto nascere successi come I cento passi, Giancarlo Leone, che gli sta accanto più come amico che come produttore, racconta come, appena chiusa quell’esperienza, Giuliano abbia subito pensato a questo ambizioso progetto, in parte ispirato alle vicende biografiche di Dostoevskij, fino a convincere tutti: dal ministero, che ha concesso il fondo, alla Torino Piemonte Film Commission, che offre le magnificenze sabaude che somigliano alla Santa Russia del 1860. E’ ambientata in quell’anno la vicenda che vede lo scrittore, reduce da dieci anni di confino in Siberia, malato e provato nell’animo anche dalla morte della moglie, incontrare un giovane ricoverato in manicomio che confessa di aver lasciato il terrorismo proprio influenzato dagli scritti dell’autore di Delitto e castigo. Che in quei giorni sta dettando a una timida stenografa che diventerà sua moglie le ultime pagine della novella “Il giocatore”, attesa e pretesa da un editore implacabile. Ma intanto gli anarchici preparano un altro attentato contro la famiglia dello zar e Dostoevkij cerca febbrilmente Aleksandra, la donna che è a capo del gruppo mentre un diabolico ispettore lo mette con le spalle al muro. “Questa storia, scritta da Paolo Serbandini sulla scorta di un suo romanzo, è un giallo ma vuole anche parlare alla contemporaneità. Del terrorismo. E dell’intolleranza, virus difficile da estirpare, su cui ho riflettuto a lungo, con film come Giordano Bruno, Sacco e Vanzetti o Gli occhiali d’oro; qui affronto la sofferenza di chi ha un passato rivoluzionario ed è stato malinteso… tutti gli leggono brani dei suoi libri e lo incitano a guardare indietro, a cosa è stato, fino a sentirsi un cattivo maestro, un martire, un profeta, un traditore”. Rifiuta riferimenti a personaggi della scena politica recente, come Toni Negri e Adriano Sofri, o accenni al pentitismo. “Vogliamo raccontare i tormenti interiori di un uomo, ma anche una storia d’amore con una giovanissima donna, una storia che cresce lentamente, dall’iniziale timore di lei e dalla sgradevolezza di lui”. La ragazza è la nuova star di Notte prima degli esami oggi, Carolina Crescentini, che Montaldo ha conosciuto e notato al Centro Sperimentale; Dostoevskij è l’attore di Paskaljevic e Kusturica Miki Manojlovic, poi ci sono Anita Caprioli, Roberto Herlitzka, Filippo Timi, Patrizia Sacchi. “Un gruppo di ascendenza teatrale che ho scelto con piena libertà, come sempre gli attori dei miei film, da Volontè a John Gielgud, da Burt Lancaster a Edward G. Robinson”. Attore anche lui, dal Lizzani degli inizi al Nanni Moretti del Caimano. “Ma io, a differenza del mio personaggio, il maestro Franco Caspio, il film sulle Caravelle lo sto facendo davvero…”.

autore
02 Febbraio 2007

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