Salvador: “Io sono contro”


SalvadorLa condanna a morte per garrota di un militante di 26 anni, Salvador Puig Antich, ultimo prigioniero politico giustiziato nella Spagna di Francisco Franco che stava per tornare alla democrazia – era il 2 marzo del 1974 – è diventata un manifesto contro la pena capitale, simbolo di un movimento che sta di nuovo infiammando l’Europa a favore della moratoria Onu. Anche il mondo del cinema si è mobilitato, non solo con il film di Manuel Huerga, ma anche con un appello lanciato alcuni mesi fa dal presidente di Cinecittà Holding, Alessandro Battisti, e firmato da tanti cittadini,  personalità della cultura e dello spettacolo.

 

“Ho fatto un film rivolto ai giovani, a coloro che non sanno, perché dei quarant’anni di dittatura nessuno parla più, per questo ho scelto un linguaggio moderno, non ideologico, e per questo ho scelto di far vedere anche le ultime ore del condannato, i vani tentativi del suo avvocato di salvarlo, il dolore delle sorelle e anche l’atroce agonia che sembra interminabile. Il cinema spesso mostra con grande leggerezza la morte e la violenza ma così non fa riflettere i ragazzi sul valore della vita”, dice il cinquantenne regista.

 

SalvadorAlla base della sceneggiatura un lavoro di ricostruzione attento alla fedeltà storica: interviste ai testimoni diretti, tra cui uno dei carcerieri, e il libro del giornalista catalano Francesc Escribano “Conto alla rovescia”. Racconta Daniel Bruhl, il giovane attore metà spagnolo e metà tedesco di Goobye, Lenin! che nella prima parte del film, dove vediamo le rapine proletarie del MIL (Movimiento Iberico de Liberacion) e gli amori appassionati di Salvador, si è divertito ma poi si è trovato ad affrontare la sfida cupa e angosciosa dei giorni del carcere, la cattura, il pestaggio, gli interrogatori, l’accusa di aver ucciso un poliziotto in uno scontro a fuoco, la condanna che nemmeno il Santo Padre riesce a fermare: “Per prepararmi a quelle scene ho veramente pensato che sarei morto e ascoltavo la Passione di Matteo di Bach per entrare in una sfera trascendente senza prendere droghe”.

 

Il film ha scontentato gli ex militanti del MIL (vedi le polemiche in internet). “Dicono che non ho approfondito la loro ideologia, ma non era questa la cosa più interessante, volevo mostrare il coraggio e la generosità di questi ragazzi”, dice il regista. Felice dei 700mila biglietti venduti nell’anno di concorrrenti forti come Volver, Il labirinto del fauno e Alatriste. “E’ un film per il pubblico, non per la critica, non è un film innovativo o d’avanguardia e non è un film politico in senso stretto, anche se sta contribuendo alla revisione della condanna contro Puig Antich”. Sono 12 mila i processi consumati dal franchismo in attesa di revisione. “Mentre i crimini della dittatura sono rimasti impuniti, non abbiamo ancora affrontato la nostra storia, c’è stato un oblio dopo la transizione alla democrazia avvenuta in modo pacifico con Franco che è morto nel suo letto – dice ancora Huerga – ma oggi finalmente si discute un progetto di legge sulla memoria storica e stiamo aspettando che il Partito Popolare, che raccoglie non solo il centrodestra ma anche l’estrema destra e i neonazisti, oltre a tanti ex franchisti o ai loro figli, rifiuti apertamente quel passato. Un film come il nostro dà fastidio perché fa vedere come andavano effettivamente le cose e smentisce chi dice che il franchismo sia stato una dittatura blanda”.   

 

In sala dal 27 aprile con Istituto Luce e Delta Pictures.

autore
12 Aprile 2007

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