CANNES – Robert De Niro accende i riflettori sulla Croisette, aprendo il Festival 2025 con una presenza che va oltre il cinema. Celebrato con la Palma d’Oro onoraria per una carriera leggendaria, l’attore ha commosso il pubblico con un discorso intenso, toccando corde personali e politiche. In un clima carico di significati, De Niro non ha esitato a lanciare un attacco frontale alla politica culturale americana, denunciando le minacce alla libertà artistica. Tra applausi e riflessioni, la sua voce si conferma centrale in un festival che quest’anno punta dritto al cuore del mondo.
Ma non si tratta solo di sfilare sulla Montée des marches. L’attore simbolo di una generazione tiene anche una masterclass in una gremita sala Debussy.
“E’ una grande gioia avere De Niro qui con noi – dice Thierry Fremaux, direttore del Festival – soprattutto dopo il suo monologo, che è stato forte e dolce al contempo, e ha incarnato i valori della Francia: libertà, fratellanza, uguaglianza“.
L’evento è moderato dall’artista francese JR, noto fotografo e documentarista. Nondimeno, è un amico personale di De Niro e sta lavorando con lui da diversi anni a un film molto personale. Delle fotografia accompagnano il Rendez-vous–
La prima domanda riguarda la definizione che ne ha dato Leonardo DiCaprio. “De Niro non dice mai ‘ciao’ ma sta attento a qualsiasi parola dica’.
“A volte – commenta De Niro – e soprattutto mi tengo ciò che ho usato sul set. Non voglio che la gente se lo prenda come souvenir. Conservo i miei oggetti e costumi di scena, le copie delle sceneggiature, per ragioni di posterità. Alla fine, però, la collezione è diventata così importante che ho dovuto trovargli una sistemazione. Allora il mio assistente ha cercato posti che potessero ospitarla. Oggi è all’Università del Texas, al Ransom Center”.
Si parla molto dell’importanza di queste radici, dato che il padre di Bob era pittore e poeta. “Solo recentemente – racconta – ho iniziato a leggere i suoi diari. Ma non ero molto pronto per leggerli davvero. E poi ho iniziato con le lettere di mia madre. Non avevo aperto mai quelle scatole prima”.
Si tratta di un lavoro in progress e in continua fase di ricerca. “Per me è importante semplicemente continuare – dice l’attore – un giorno le cose si fermano, un altro vedi che prendono un’altra piega. Ci servono dei soldi per andare avanti, ma per fortuna non dobbiamo preoccuparci troppo di quando uscirà. Non abbiamo fretta”.
Del film viene proiettato anche qualche suggestivo spezzone, tra interviste e scene realmente recitate e dirette, molto evocative e anche visionarie, e incentrate soprattutto sulla famiglia e il rapporto con figli, nipoti e genitori.
“Mia madre provava a raccontarmi storie sulla famiglia, ma all’inizio non ero molto interessato. Ho capito molte cose solo dopo – continua De Niro, rivolto all’amico – a volte ricordare è doloroso. Non sempre sono felice quando ti chiamo per girare. A volte è addirittura fastidioso. E non ne ho voglia, ma so che devo farlo. Quindi fissiamo delle date e lo facciamo. E’ che non possiamo sapere cosa otterremo. Certamente, ora ho visto quante cose belle ci sono dentro”.
Eppure, spiega JR, è stato proprio De Niro a invitarlo a “costringerlo” a girare. “Devi insistere, mi dicesti!”. E Bob conferma. “Certamente. Un giorno voglio vederlo. Ed è stato bellissimo vedere come hai mostrato il materiale nei miei archivi. Credo sia il viaggio della vita. Tutti cerchiamo risposte che non troveremo mai. E’ una cosa che fa paura, ma è inevitabile. Non puoi che abbracciare la vita e andare avanti, prendere tutto, il bene e il male. Per quanto possibile, il meglio”.
Poi un momento toccante. “Mentre cercavamo dei quadri di tuoi padre – commenta JR – abbiamo capito che alcuni erano di tua madre, che aveva interrotto la carriera per aiutarlo”.
“Non ho mai dimenticato l’importanza di mia madre – spiega l’attore – per i primi anni nemmeno riuscivo a parlare di lei. Poi è emerso tutto questo e sono stato molto contento di trovare sue opere, volevo proprio mostrarle”.
E poi il nome del padre, cancellato dal suo: “Io volevo che fosse ricordato. Per questo portavo la famiglia, tutti, figli, parenti e amici, nello studio. Così potevano vedere il suo lavoro. Anche per questo ho voluto filmare tutto, cercando di documentare il suo lavoro il più possibile. E’ il senso ultimo di questo progetto”.
Poi è il momento delle domande del pubblico. Una spettatrice georgiana chiede “come siamo arrivati al punto in cui le persone vengono arrestate senza motivo?”
“Ottima domanda. La gente di solito sa cosa è giusto, e siamo al momento in cui dobbiamo combattere per questo. Ma la gente sa qaul è la cosa giusta da fare. Bisogna che possano farle in comunità. Collettivamente. E quelli che non la fanno, sanno che è sbagliato, ma non vogliono perdere il loro potere. Ma se facessero la cosa giusta, ne avrebbero di più”.
Ma quali sono stati i film e gli attori che hanno fatto innamorare Bob del cinema. “Il primo che abbia mai visto, con mio padre, era certamente La bella e la bestia di Cocteau. Poi tanti western. Mi colpi Sentieri selvaggi. Ma anche Il cavaliere della valle solitaria.
Ma il primo di cui ebbi consapevolezza fu Splendore nell’erba di Elia Kazan, lo vidi a 18 anni.
Come attori, Marlon Brando, James Dean, Montgomery Clift, Laurence Olivier. Era tutta gente al cui livello aspirare”.
Sul cinema moderno “non ho particolari competenze. So solo che raccontare una storia, per immagini o per altra via, è importante. E anche vederla su grande schermo insieme a un sacco di altra gente. E’ ok sfruttare la tecnologia, avere un bello schermo a casa su cui guarda i film da soli o con la famiglia, ma la condivisione è un’altra cosa”.
Infine, consigli a un giovane che vuole diventare attore: “come dice Joe Pesci in The Irishman: “nel dubbio, non avere dubbi”. Segui l’istinto, e il regista. E andrà tutto bene”.
Intervista a Mia Threapleton, Riz Ahmed e Richard Ayoade. Il film è al cinema dal 28 maggio
Il film, scritto con Tricia Cooke, è una commedia dark con protagonista un'investigatrice fuori dagli schemi
Il regista di Un simple accident, film vincitore della Palma d'oro 2025, interviene nella conferenza stampa dei premiati del 78° Festival di Cannes
Solo una donna nel palmarès, oltre all’interpretazione femminile: Mascha Schilinski, Prix du Jury per Sound of Falling; Coralie Fargeat ricorda David Lynch e, forse per lo spauracchio blackout, la cerimonia finale dura complessivamente 45 minuti