Redacted, la guerra vista dal blog


La guerra vista da internet, in tutta la sua diabolica crudezza, e senza gli omissis dei documenti ufficiali. Redacted, in concorso, è il primo film che parla del conflitto in Irak qui alla Mostra (domani arriverà In the Valley of Elah), ed è quasi un film blog, girato in digitale con uno stile d’assalto che mescola finzione e giornalismo televisivo “perché alle immagini della tv siamo portati a credere ciecamente senza renderci conto che è una realtà costruita”. Sorprendentemente questo piccolo film (che uscirà in Italia con Eagle Pictures e negli Usa con Magnolia) arriva da Brian De Palma, cineasta non certo giovanissimo né underground che l’anno scorso aveva portato al Lido il manierista Black Dahlia. Avrebbe dovuto girare The Untouchables: Capone Rising e invece è venuta fuori questa idea, nata in seguito alla proposta della Hdnet, una società pronta a produrre un film a basso costo con la videocamera e attori non famosi. Il regista ha risposto all’appello a una condizione, che il tema del film valesse l’impresa. Subito dopo ha letto di un “incidente” avvenuto in Irak, un gruppo di militari Usa aveva stuprato, ucciso e bruciato una ragazzina di 14 anni e massacrato la sua famiglia. A partire dall’episodio (reale) il film lavora sul background di questa violenza efferata mescolando vari stili e materiali. You Tube con i video amatoriali dei soldati. I blog delle famiglie e quelli dei fondamentalisti, con l’atroce decapitazione di un militare americano. Un documentario francese su come funzionano i posti di blocco, dove la maggior parte dei civili che sono stati uccisi (circa 2.000) non sanno leggere e non capiscono l’alt dei militari. Poi ci sono i reportage degli inviati di guerra delle due parti e i tanti episodi allucinanti. Mentre i militari americani vengono mostrati come giovani allo sbando, impasticcati e costretti a ritmi di lavoro assurdi, pieni di pregiudizi razziali, in qualche caso violenti psicopatici oppure incapaci di denunciare gli abusi per timore di passare per pazzi.

Redacted (il titolo rimanda a una forma di censura a fini legali) si apre con la liberatoria che per legge è obbligatorio aggiungere ai titoli di coda in America, perché, come dice uno dei produttori, “da noi si può fare causa a chiunque e per qualunque motivo”. Ma la liberatoria viene immediatamente sconfessata: perché qui è tutto vero e non frutto della fantasia degli autori. “In internet c’è tutto ma queste immagini e queste informazioni sui media ufficiali non arrivano”, dice ancora Brian De Palma. Convinto che l’opinione pubblica americana potrebbe capire se solo vedesse. “Queste immagini terribili potrebbero fermare la guerra”. E dunque la scelta di chiudere Redacted con una serie di foto mai pubblicate dai giornali – uomini, donne, bambini e persino neonati massacrati e orrendamente mutilati – in cui gli occhi delle vittime sono coperti, censurati. “Non possiamo neppure più presentare i volti delle persone che soffrono”.
Inevitabile il paragone con il Vietnam che De Palma aveva raccontato nell’89 in Vittime di guerra e anche lì al centro della denuncia c’era lo stupro di una ragazza innocente e giovanissima. “Purtroppo sembra che non abbiamo imparato nulla dagli errori del passato”, è l’amara riflessione del cineasta Usa.

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31 Agosto 2007

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