Rebellion, il film-samizdat scuote Cannes


L’ultimo giorno del Festival si tinge di denuncia con Rebellion, il documentario di Andrei Nekrasov e Olga Konskaya che ricostruisce il caso Litvinenko e lancia un inesorabile, dettagliato atto d’accusa contro il presidente russo Vladimir Putin. Conferenza stampa “blindata” per il film (inserito in programma all’ultimo istante proprio per evitare rappresaglie) che in circa due ore mostra materiali sconvolgenti sulla “corruzione del cosiddetto capitalismo russo”, come dice il regista, quasi cinquantenne, allievo di Tarkovsky, appassionato di Dostoevskij (“se vivesse oggi sarebbe un dissidente e nessuno pubblicherebbe i suoi libri”). I suoi reportage gli sono costati cari: vive ormai all’estero, anche se si sente profondamente russo, la sua casa è stata già devastata un paio di volte. “Ma non si deve cedere alla paura. La paura è un sentimento umano che però io considero come una malattia e spero che in me prevalga l’istinto e il piacere ad essere se stessi, a dire la verità”. Accanto a lui, qui a Cannes, anche Marina, la vedova Litvinenko. Anche lei ha scritto un libro sulla morte di suo marito, ex agente del KGB e dell’FSB, avvelenato con un tè al polonio 210 da due ex colleghi in visita a Londra, dove viveva in esilio. “Il libro su Sasha non ha ancora un finale e non l’avrà finché non si saprà perché è stato ucciso”, dice la donna. Che non nasconde la sua forte emozione. “Ancora non so se stasera ce la farò a vedere il documentario , ma sono felice che tutto il mondo sappia, così come mio marito era felice di parlare con Nekrasov per ristabilire la verità. In patria l’hanno accusato di essere un traditore o addirittura un criminale”.
Il libro di Marina potrebbe diventare un film con Johnny Depp, mentre i due volumi scritti dallo stesso Aleksandr Litvinenko (“Blowing up Russia” e “The Gang from Lubyanka”) hanno fornito molto materiale al lavoro di ricostruzione di Rebellion. “Per formazione non pensavo di fare documentari politici, ma alla fine degli anni ’90 e in particolare dopo gli attentati a Mosca del ’99, in cui morirono 300 persone, e che sono stati il nostro 11 settembre, ho capito che era impossibile restare a guardare”, spiega Nekrasov, che ha raccolto testimonianze impressionanti sulla corruzione del regime. Dissidenti, ex spie del KGB, un talk show televisivo in cui sentiamo un politologo affermare che “i bambini ceceni vanno trucidati, perché sono futuri terroristi”. Dal documentario, che in Italia sarà distribuito da Lucky Red, si esce con l’agghiacciante consapevolezza che la politica russa non si fermi davanti a nulla. “Litvinenko era molto più che un agente segreto, era un pensatore con una visione molto lucida della storia russa e sapeva che la corruzione nel nostro paese va ben oltre la classica mazzetta, è qualcosa che uccide. La società russa è una delle società più ingiuste del mondo”, dice ancora Nekrasov. Che nel film incontra anche Anna Politkovskaja, la giornalista russa famosa per i suoi reportage dalla Cecenia, assassinata il 7 ottobre del 2006. “In Cecenia tutto si poteva vendere e comprare: con 500 dollari si poteva evitare lo stupro”, scriveva Anna in un articolo. Ma il suo giornale, la Novaya Gazeta, è introvabile nelle edicole di Mosca. Dalla Russia, però, sono centinaia le email arrivate ai due cineasti con la richiesta di un dvd, Rebellion è quasi un film-zamizdat e forse qualcuno riuscirà a vederlo al Festival di Mosca. Un’ultima domanda per Marina Litvinenko. Crede che suo marito avrà giustizia? “No comment”.

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26 Maggio 2007

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