Più cinema, meno guerre


“Investire in cultura, non in missioni di guerra”, è l’appello semplice e diretto di Elio Germano, premiato ai David per la sua interpretazione del proletario travolto dalla perdita della giovane moglie in La nostra vita di Daniele Luchetti. L’attore, che per lo stesso ruolo aveva già ottenuto la Palma a Cannes l’anno scorso (e anche in quell’occasione aveva lanciato dal palco una sfida politica) questa volta ha preparato un breve discorso, che legge dopo aver dedicato il riconoscimento agli altri attori candidati, tra cui Kim Rossi Stuart. “Ringrazio tutti i lavoratori dello spettacolo, tutti coloro che contribuiscono a valorizzare il nostro Paese con un pensiero indipendente: 250 mila professionisti considerati assistiti ma privi di statuto legale. E allora chiediamo che le ricchezze prodotte dal nostro lavoro siano investite in cultura e non in missioni belliche”.

Anche Aureliano Amadei si unisce al monito pacifista. Il regista esordiente, che ha ricostruito in Venti sigarette la strage di Nassirya, da cui scampò per miracolo e con conseguenze che ancora lo segnano, lancia uno slogan: “Più cinema e meno guerra”. Poco dopo, parlando con CinecittàNews, si dice contrario a ogni intervento militare italiano. Tra i quattro premi che ha vinto, lo rende particolarmente felice il David Giovani, “perché questo film parla proprio alle nuove generazioni”. E spera che possa tornare in sala “per uscire dalla nicchia e arrivare a un maggior numero di persone”. Il giovane regista ringrazia in particolare i produttori, tra cui Rai Cinema e Cinecittà Luce, che si sono uniti a Tilde Corsi, Gianni Romoli e Claudio Bonivento nel credere in questo progetto.

Tocca ora a Mario Martone, il grande trionfatore della serata, dirsi contrario all’intervento in Libia: “Mi oppongo all’idea che le questioni internazionali si risolvano con le bombe e penso che queste nascondano altri interessi”. I suoi numerosi premi li dedica al padre scomparso quest’anno, alla figlia Luisa e alla moglie Ippolita, ma anche al sindaco di Pollica Angelo Vassallo, ucciso dalla camorra proprio alla vigilia del suo debutto alla Mostra del Cinema. “Tra poco si vota, auguriamoci che le nebbie del malaffare si siano diradate e non coprano più il cielo pulito di Acciaroli”. Quindi l’autore di Noi credevamo commenta il pomeriggio al Quirinale, che l’ha visto protagonista con un discorso che elogiava la diversità e chiedeva a tutti di accogliere gli immigrati, futuri concittadini. L’ha emozionato il discorso di Giorgio Napolitano, che l’ha citato più volte nelle sue parole concludendo proprio con un “Noi credevamo, noi crediamo”: “Il presidente è diretto, semplice e chiaro, non può non colpire”. E il cineasta napoletano aggiunge: “Alla vigilia del festival di Cannes, dove andiamo con film importanti, finalmente si può tornare a ragionare sul fatto che il cinema vada sostenuto. Giancarlo Galan ha fatto un discorso serio, il discorso di un ministro, dovrebbe essere la normalità, ma in Italia sembra quasi eccezionale”. Si aspettava che il suo film diventasse il simbolo delle celebrazioni per i 150 anni? “No di certo, l’ho pensato nel 2003 e cominciato a realizzare nel 2004… Ma ci sono voluti così tanti anni, che ho passato sulle montagne russe, che alla fine ha coinciso col 2011. E’ stata una coincidenza felice”.

 

Un altro momento molto bello della serata è il David speciale a Ettore Scola, il quinto per il regista (i primi quattro li ha vinti con La famiglia, Ballando ballando, Il mondo nuovo e Una giornata particolare). Occasione per raccontare un aneddoto sorprendente. “Qualche tempo fa sono venuti i ladri a casa mia e hanno portato via tutto, comprese le quattro statuette. Ma la mattina del giorno dopo li hanno riportate indietro, lasciandole sui gradini con un biglietto: ‘non valgono nulla, ma forse per lei hanno qualche valore’. Vorrei parlare bene di questi ladri, che fanno il loro lavoro con amore e col senso dell’ironia”, ha detto l’autore, mentre Giovanna Ralli gli consegnava la quinta statuetta. Momenti di commozione per il ricordo di due grandi che ci hanno lasciato da poco, Mario Monicelli e Suso Cecchi D’Amico, salutati con un lungo applauso. Mentre Daniele Luchetti, miglior regista, pensa ai più giovani e dedica il premio ai suoi allievi del Centro Sperimentale: “Spero che presto siano qui a buttarci giù dal palco”.

 

Luchetti ha ottenuto tre premi, Noi credevamo sette (miglior film e migliore sceneggiatura, fotografia, scene, costumi, trucco, acconciature). Per l’esordio di Aureliano Amadei le statuette sono state quattro: per la produzione, il montaggio, gli effetti visivi e il David Giovani. I migliori attori, con Germano, sono Paola Cortellesi per la commedia Nessuno mi può giudicare, Valentina Lodovini con Benvenuti al Sud e Giuseppe Battiston per La passione di Mazzacurati. Tre premi (tra cui le musiche e la canzone originale) anche per Basilicata coast to coast: Rocco Papaleo è decisamente la grande scoperta di questa edizione dei David.

 

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06 Maggio 2011

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