Pesaro 61, intervista con il direttore Pedro Armocida

La Mostra di Pesaro torna con un’edizione che intreccia memoria, cinema sperimentale e nuovi linguaggi. Il direttore: “Questo è un festival che il cinema lo ha sempre studiato, non solo mostrato"


PESARO – Pedro Armocida, direttore artistico della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro da dieci anni esatti, ci ha parlato dell’edizione che è appena iniziata, ieri sabato 14 luglio e che si prolungherà fino al 21. Il festival, nato a Roma nel 1964 da un’idea di Lino Micchiché e Bruno Torri, festeggia 60 anni +1, come li definisce Armocida nella sua prefazione al programma di quest’anno. Il primo anno effettivo a Pesaro è infatti il 1965: “Il festival  ha una lunga storia, ma è una storia precisa, legata anche ai primi tre anni del festival, nel 1965, ’66, ’67, quando è nato, ed è diventato subito un festival di caratura internazionale. È un festival dove sono passati tutti gli operatori di cinema, tutti gli studenti che provavano a fare cinema, anche perché, al di là di proiettare film, era un festival che il cinema lo studiava. Infatti questa caratteristica ha sempre rappresentato, diciamo, quello che si potrebbe definire — anche se non è un’espressione ideale in questo contesto — il core business del festival”.

Secondo il direttore questa essenza originaria non deve essere persa: “Con i 60 anni, anzi, ci si lancia dentro questo aspetto ancora di più. Per esempio, lunedì 16 ci sarà una giornata di studi, tutta dedicata alla storia del festival, con date abbastanza precise, che raccontano una parte del festival dal 1965 al 1998, l’ultimo anno in cui è stato direttore Adriano Aprà, al quale sarà dedicato anche Adriano agli amici, un simposio, con decine di amici critici”.

La giornata di studi si intitola L’irruzione della modernità. La Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro (1965-1998), ed promossa dal Gruppo “Festival ed eventi cinematografici” con il patrocinio della Consulta Universitaria del Cinema: “Il titolo proposto per questa giornata è molto bello: L’irruzione della modernità, anche all’interno del sistema festivaliero, qualcosa che cerchiamo di portare avanti con una certa fierezza, anche attraverso pubblicazioni. Il nostro catalogo non è solo un elenco di film, ma un insieme di tanti scritti di diverso tipo. Il concorso, Pesaro Nuovo Cinema, si getta sempre, in qualche modo, nel futuro, nel cercare di delineare come si lavora oggi sul linguaggio cinematografico, in piena libertà, anche di programmazione, di minutaggio. Passando dai cortometraggi ai lunghi, senza distinzioni”.

Ovviamente, anche il passato non manca: “Quest’anno abbiamo la retrospettiva sul cinema di guerra fascista, curata da Sergio Toffetti, che rientra in quella tradizione di studi sul cinema italiano che il festival ha sviluppato ampiamente negli anni ’70, ridefinendo alcuni aspetti critici”. Ma, sempre in continuità con il futuro, il festival ha anche slanci in direzioni meno esplorate, come la musica o i videoclip: “Il primo videoclip in piazza, è di Mahmood, diretto da Attilio Cusani. L’idea è anche di esplorare un formato che di solito viene fruito in altri modi. Vedere un videoclip sul grande schermo è un’esperienza particolare, un evento unico.”

“Paradossalmente, oggi, in un’epoca in cui possiamo vedere tutto ovunque, c’è una fascia di cinema italiano, per esempio, che è a rischio di visibilità, è difficile da reperire. La Scuola, proiettata in apertura del festival con Daniele Luchetti ospite, ne è un esempio.” Anche la visione di film, può diventare dunque “speciale”.

Un altro tipo di esperienze irripetibili sono le proiezioni in 35 mm sulla spiaggia: “Si possono vivere solo qui, di persona e ormai sempre più rare. Anche al Teatro Sperimentale, nella sala che si chiama Pasolini, un tempo chiamata ‘sala video’, perché lì si proiettavano i primi formati video, mentre la sala grande era per la pellicola, oggi si fa molta pellicola, la situazione oggi si è invertita. Lì facciamo proiezioni in 16 mm, spesso performative. Per esempio, Jeannette Muñoz farà una performance con un cortometraggio in 16 mm, parlando e interagendo con il pubblico.

Infine, Armocida cita qualche cambiamento rispetto alle scorse edizioni: “Quest’anno, per motivi logistici, non si potrà usare il cortile di Palazzo Gradari, dove fino all’anno scorso c’erano sonorizzazioni dal vivo a mezzanotte. Quest’anno sono state sostituite da Roads to Nowhere- I sentieri del rock italiano, una sezione alla Chiesa della Maddalena, sul rapporto tra cinema e musica”.

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