BERLINO – Un terzo Tropa de elite sarebbe di troppo. Lo afferma il regista brasiliano José Padilha che ha portato a Berlino il secondo capitolo del film che gli valse un contestato Orso d’oro nel 2008. Questo secondo episodio, che riprende il personaggio del capo delle squadre speciali (il BOPE) Beto Nascimento, diventato in patria un vero eroe, degno di un culto che va ben oltre la fiction, è passato oggi a Panorama, uscirà in Germania, Francia e Regno Unito e ha ottime possibilità di essere distribuito anche negli Stati Uniti. “In un eventuale terzo capitolo non so che altro potrei aggiungere. Sulla violenza ho detto tutto quello che c’era da dire”, spiega il regista. Che con questo secondo episodio, anche grazie a una serie di efficaci misure antipirateria, ha polverizzato tutti i record dell’America Latina incassando più di Avatar. Del resto in Brasile circolano i dvd di vari altri Tropa de elite, falsi realizzati con video amatoriali e spezzoni di documentari a conferma della straordinaria creatività di un paese affascinante anche per le sue pazzesche contraddizioni.
Nascimento, sempre interpretato dal carismatico Wagner Moura, ha ormai i capelli brizzolati, si è separato dall’amata moglie, ha visto crescere suo figlio insieme col nuovo compagno di lei, un attivista per i diritti umani che avrà un ruolo di primo piano nella vicenda e che all’inizio della storia vediamo entrare in un supercarcere in piena rivolta, una prigione che è totalmente nelle mani del narcotraffico. Il sociologo, convinto che nel 2018 la popolazione carceraria sarà il 90% dell’intero Brasile, è lì per fare da paciere e subito dopo denuncerà alla tv gli abusi delle squadre speciali, creando non pochi grattacapi al governatore di Rio de Janeiro. Tuttavia la tv è anche l’arena di un pittoresco commentatore che sostiene la necessità di forze dell’ordine dal grilletto facile per sgominare i malviventi.
Il tema della pellicola, che mescola azione, ultraviolenza e momenti di introspezione del personaggio principale (utili anche a mettere a tacere le critiche di chi vede in Nascimento una sorta di giustiziere al di sopra della legge e dunque parafascista), è proprio quello delle collusioni tra polizia corrotta – che controlla nelle favelas non solo il traffico di droga, ma qualsiasi attività commerciale “legale”, compresa la vendita delle bombole del gas – e una classe politica disposta a tutto per ottenere voti. “Se il primo Tropa de elite parlava del rapporto tra polizia e trafficanti, qui si analizza il modo in cui i politici manipolano la polizia per i loro biechi interessi”, dice ancora Padilha. Che sottolinea come tutto quello che si vede nel film, compreso l’omicidio di una giornalista, sia storia vera e non invenzione. “Il presidente Lula ha fallito, da questo punto di vista, nonostante i suoi successi in campo economico e il grande sostegno che ha saputo ottenere dalla popolazione. Ma queste cose, ora che il Brasile non è più una dittatura, possiamo e vogliamo denunciarle anche per poter fare qualche passo avanti”.
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