Ombre rosse, dalla Cina con delirio


Ama John Ford (soprattutto Ombre rosse) e ha un bel ricordo della rivoluzione culturale, vissuta quando era bambino. Jiang Wen, in concorso con The Sun also rises, è un attore e regista (al suo terzo film) considerato addirittura leggendario. Ha lavorato con Zhang Yimou e Zhang Yuan, ha vinto il Gran Premio della giuria a Cannes nel 2000 con Devils on the Doorstep, ora ha portato a Venezia un film onirico e sensuale, che incastona in un’unica storia, a tratti poco comprensibile ma veramente inarrestabile, quattro racconti che si rivelano legati tra loro e che si muovono fra due epoche (il ’76 e, a ritroso, il ’58) esplorando paesaggi meravigliosi dalle risaie della Cina meridionale alle incredibili architetture di roccia del deserto del Gobi. Al fondo un amore adolescenziale e perduto che ha lasciato a una giovane vedova un figlio ormai maggiorenne che quasi non riesce a star dietro alle follie materne. Come in un quadro di Chagall, la donna si arrampica sugli alberi, recita versi sul tetto di casa, indossa babucce a forma di pesce… appare e scompare.
“Il mio è magismo realistico, una versione orientale del realismo magico sudamericano”. Con questo gioco di parole, sgombra il campo dalle interpretazioni politiche, Jiang Wen. “L’Occidente tende ad avere una visione ideologica della Cina, come Antonioni in Chung Kuo Cina, mentre il mio sguardo è puramente artistico. Sono cresciuto durante la rivoluzione culturale, in un’epoca in cui si diceva che tutto era nuovo e per me lo era veramente. Forse i registi che hanno una decina di anni di più hanno un’immagine tragica di quegli anni, per me è un pezzo dell’infanzia e la memoria di storie raccontate da mia madre”. Era all’ordine del giorno indagare su chi aveva palpato il sedere a una ragazza mentre sullo schermo all’aperto veniva proiettato un film edificante, uno dei sette scelti dalla moglie di Mao Zedong, Il distaccamento femminile rosso. Tutte cose che nel film diventano invenzione e gioco, ai limiti del delirio. Gli dà man forte Joan Chen, che a Venezia abbiamo visto anche nel film di Ang Lee Lust, Caution: “Anche durante la rivoluzione culturale le persone si innamoravano o rincorrevano il piacere, sono cose che fanno parte della natura umana. Mentre vivi un periodo storico terribile non smetti di essere un uomo o una donna”. Nessun riferimento storico preciso neppure nei continui rimandi a personaggi russi. “È il primo film sui rapporti tra Urss e Cina, dite? Può darsi, ma in realtà non è stata una cosa intenzionale, anche questo viene dai miei ricordi di famiglia”, dice ancora il cineasta.

Una curiosità. Nel cast figura anche il giovane Jaycee Chan, figlio del mitico Jackie. Pare che il padre non gli abbia dato alcun consiglio vedendolo partire per Venezia. “Anzi, sospetto che sia un po’ seccato, perché lui qui al festival non è mai stato in concorso”.

autore
03 Settembre 2007

Articoli

Una delle illustrazioni del progetto
Articoli

Argento Reloaded by Luca Musk

L'artista Luca Musk e Franco Bellomo presentano il progetto espositivo dedicato al Maestro del Brivido. Una collezione di illustrazioni d'atmosfera che fanno rivivere i set di Argento e la loro magia

Articoli

The Arch., quando gli architetti diventano oracoli

Il documentario d'esordio di Alessandra Stefani ci porta in un viaggio lungo i quattro continenti alla scoperta delle prospettive che ci offrono i più importanti architetti contemporanei per un mondo più sostenibile. In sala con Adler dal 27 al 29 settembre

Articoli

Buon 2018 ai lettori di CinecittàNews

La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.

Articoli

Cattivissimo 3 sfiora i 15 milioni

E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk


Ultimi aggiornamenti