Damiano Damiani: una dialettica allo stomaco: con questo titolo Jean-François Rauger, critico di Le Monde e curatore della programmazione alla Cinémathèque Française, introduce l’omaggio al regista d’origine friulana che si svolgerà a Parigi dall’11 al 29 maggio. Partner dell’iniziativa sono Cinecittà e il Centro Sperimentale di Cinematografia con l’Istituto Italiano di Cultura.
Una retrospettiva la più completa possibile, inclusi i cortometraggi giovanili, secondo le consolidate tradizioni della Cineteca fondata nel lontano 1936 nella capitale francese da Henri Langlois, Jean Mitry e Georges Franju.
Nato a Pasiano di Pordenone nel 1932, Damiani fa parte dell’ondata di giovani talenti anticonformisti che rinnovano il cinema italiano all’inizio degli anni ’60. Grazie a film quali Il rossetto (1960), L’isola di Arturo (1962, Concha de Oro al Festival di San Sebastián), La rimpatriata (1963), La noia (1963), il regista afferma la propria visione poetica e il suo interesse verso le esperienze letterarie di punta.
Nel 1966 il grande successo di cassetta del suo western politico Quien sabe?, scritto da Franco Solinas e martoriato dalla censura, lo trasforma in autore di pellicole destinate a un vasto pubblico. Drammi antimafia (Il giorno della civetta, 1968), mélo sociali (La moglie più bella, 1970, nel quale lancia la quattordicenne Ornella Muti), ricostruzioni storiche (Girolimoni, il mostro di Roma, 1972), horror all’americana (Amityville Possession, 1982).
Nel 1984 con La piovra, un serial tv concepito da Nicola Badalucco e sceneggiato da Ennio De Concini, Damiano Damiani vara la popolarissima saga dell’intrepido commissario Corrado Cattani interpretato dal carismatico Michele Placido. Damiani ha esposto in varie gallerie d’arte le sue tele di vaste dimensioni e da giovane aveva fatto anche esperienze come disegnatore di fumetti.
Scrive Jean-François Rauger: “Damiano Damiani occupa una posizione speciale nella storia del cinema italiano, a cavallo tra l’intrattenimento e l’affermazione d’una personalità ben precisa. A causa di quest’ambivalenza la critica è rimasta sempre piuttosto indecisa nei suoi confronti. Anche perché la sua filmografia appare piuttosto eterogenea, non classificabile […]. Il tema di fondo che permea il cinema di Damiani è senz’altro la paura, una paura che lascia un’impronta malefica negli universi creati dal regista. Un mondo disperato e esasperato che credo trovi la sua espressione più ispirata nel nerissimo film Un uomo in ginocchio del 1979″.
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