Ocelot, quando il cartoon è “tollerante”


La gang del boscoDopo Shrek (1 e 2), ma stavolta non in concorso, la DreamWorks ci riprova: portando di nuovo un film per l’infanzia a Cannes. E’ passato fuori gara La gang del bosco di Tim Johnson e Karey Kirkpatrick (la sceneggiatrice di Galline in fuga), che uscirà da noi il 27 ottobre. Il film, che ha tra le voci della versione americana (intitolata Over the Hedge) quella di Bruce Willis, è la storia di una bizzarra accolita composta dalla tartaruga Verne, da uno scoiattolo, una puzzola, un opossum e vari porcospini. Appena usciti dal lungo letargo invernale, gli abitanti del bosco trovano il loro spazio vitale delimitato da un’immensa siepe a cui solo l’orsetto lavatore RJ, che è stato dall’altra parte della recinzione, sembra saper dare una spiegazione (è una protezione del territorio degli umani, quelle assurde creature che vivono per mangiare anziché mangiare per vivere). “Il film – ha spiegato il divo Usa – si rivolge soprattutto agli adulti con la sua critica al consumismo, anche se i più piccoli ci troveranno tante gag e tanti dettagli buffissimi”. 

 

Azur et AsmarE’ destinato invece decisamente ai piccoli, Azur e Asmar, il nuovo cartone di Michel Ocelot applauditissimo da una platea affollata da 250 bambini alla Quinzaine des Realisateurs. Ocelot è francese ma ha trascorso l’infanzia in Guinea: ed è a questa esperienza che deve la sua straordinaria sensibilità per il continente africano e per il tema dell’integrazione fra le razze e le culture. Già lo conosciamo, anche in Italia, per le avventure di Kirikù, diventate a sorpresa un grande successo anche al botteghino. Stavolta ha scelto di narrarci una favola che ha inizio quando i due protagonisti, il biondo Azur e il morissimo Asmar, sono due poppanti allattati amorevolmente dalla stessa donna: madre di uno e nutrice dell’altro. I due fratellini di latte vengono ben presto separati dalla brutalità e dai pregiudizi dei grandi, ma si ritroveranno molti anni dopo quando Azur deciderà di lasciare il suo paese alla ricerca di un’irraggiungibile creatura fatata, la Fata dei Dijn, che sposerà il principe che saprà trovarla nonostante le tante prove e gli incantesimi posti sul cammino. Ma il ricco e raffinato Azur, appena giunto sull’altra sponda del Mediterraneo, è vittima di un razzismo alla rovescia per i suoi occhi azzurri (portatori di sventura secondo la superstizione locale) e dovrà fingersi cieco imparando molte cose sulla sua pelle fino a ritrovare la nutrice e il fratello Asmar, anch’egli innamorato della leggendaria Fata dei Djin.

Impreziosito da bellissimi disegni, degni veramente delle Mille e una notte, e recitato in gran parte in arabo senza sottotitoli, per “mantenere nello spettatore la condizione di spaesamento dell’immigrante”, Azur e Asmar è anche un po’ italiano. Tra i produttori figura, infatti, con una quota del 10%, la Lucky Red di Andrea Occhipinti, che dopo il successo riscosso da Miyazaki ha deciso di continuare a scommettere sul cartoon d’arte e che porterà il film nelle nostre sale all’inizio del 2007.

autore
20 Maggio 2006

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