Il tribunale di Los Angeles ha respinto le accuse di plagio contro la Disney, chiudendo così la vicenda giudiziaria avviata nel 2020 dallo scrittore Buck Woodall, il quale sosteneva che il colosso dell’animazione avesse plagiato la sua sceneggiatura dal titolo Bucky the Surfer Boy, sviluppata tra il 2004 e il 2011.
Woodall affermava di aver condiviso la sceneggiatura con Jenny Marchick, una parente acquisita che lavorava per una società operante presso il campus della Disney a Burbank. La sua speranza era che il lavoro raggiungesse i vertici dello studio, circostanza negata categoricamente dalla stessa Marchick, ora responsabile dello sviluppo di lungometraggi alla DreamWorks Animation. Marchick, testimoniando durante le due settimane di processo, ha dichiarato che il materiale di Woodall non è mai arrivato nelle mani di alcun dirigente della Disney.
Secondo la difesa rappresentata dall’avvocato Moez Kaba, i punti di contatto evidenziati dall’accusa, come animali e semidivinità che supportano l’eroe nella sua avventura, erano già elementi ricorrenti e consolidati in precedenti lavori degli stessi autori di Oceania, i celebri registi e sceneggiatori John Musker e Ron Clements, autori di classici come La sirenetta, Aladdin e Hercules.
La giuria, dopo sole due ore e mezzo di camera di consiglio, ha deciso che non ci sono prove sufficienti a dimostrare che i creatori di Oceania abbiano avuto accesso o si siano ispirati alla sceneggiatura di Woodall. Questa decisione chiude la causa relativa al primo film, che aveva ottenuto nel 2016 un incasso globale di 700 milioni di dollari.
Tuttavia, per Woodall la battaglia legale non è finita: a gennaio lo scrittore ha intentato una nuova causa relativa al sequel Oceania 2, che ha incassato oltre un miliardo di dollari nelle sale di tutto il mondo. Questa nuova richiesta legale punta a ottenere un risarcimento di circa 10 milioni di dollari.
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